29 maggio 2006

Le mappe che portano al Paradiso terrestre

di Marco Ventura
Dicembre 1944. Il reporter del Times trova l'Albero della Conoscenza alla confluenza di Tigri ed Eufrate, poco lontano da Bassora. Resta un tronco spezzato, ma la suggestione del Giardino dell' Eden è sufficiente perché il luogo divenga col tempo un' attrazione turistica. La guerra Iran-Iraq negli anni Ottanta e i successivi conflitti dell' era Bush devastano il sito. Finché, dopo il 2003, tra le buche scavate dalle esplosioni, viene posta una targa in arabo e in inglese a ricordare che proprio lì si trovava l' Albero del serpente, simbolo del Paradiso terrestre. In bilico tra narrazione biblica ed attualità bellica, l' Iraq è solo una delle ipotetiche sedi dell' Eden. Nei secoli, il Giardino dell' innocenza di Adamo ed Eva ha infatti appassionato per il suo «dove» almeno quanto per il suo «se». Giacché fin dai primi secoli del Cristianesimo attestare il luogo fisico del Paradiso terrestre, prima della caduta nel peccato originale, ha significato attestare una visione universale. Purtroppo quel luogo non era più accessibile all' uomo. Si diceva che risalendo il Gange Alessandro il Grande lo avesse trovato, ma ne fosse stato respinto dalla folla delle anime in attesa del Giudizio. Tuttavia nessun esploratore, tra cui monaci leggendari come Brandano, lo aveva trovato. Ma senza dubbio esisteva ancora. La cacciata di Adamo ed Eva non lo aveva cancellato, lo aveva soltanto separato dall' uomo. Difeso da vaste distese di mare o terra, da un' altitudine tale da sottrarlo al Diluvio, da cerchi di alte fiamme. Chi fosse riuscito a raggiungerlo all' estremo Est, dove termina l' arcobaleno, avrebbe poi dovuto misurarsi con la spada di fuoco dell' angelo che ne presidia i cancelli. Dunque, il Giardino delle delizie era ancora lì. Con la sua fonte dell' eternità, i due alberi della Vita e della Conoscenza, i quattro fiumi. Ma vuoto. Attendeva il compiersi della storia e l' avvento del Paradiso celeste. Proprio per questo ne andava cercata e precisata l' ubicazione. Per documentarne il passato (quando per alcune ore era stato abitato da Adamo), per certificarne il presente, per testimoniare che la storia scorreva verso il suo compimento. Raffigurare anche l' Eden tra le terre via via svelate dalle scoperte geografiche tramutava una carta in mappa del tesoro: si faceva immagine la tensione della storia tra Paradiso perduto dell' Eden e Paradiso ritrovato dell' Apocalisse. Ecco perché il «dove» importava quanto il «se» del Paradiso terrestre. Il che fece fiorire le interpretazioni. Così l' Eden fu collocato in India, Cina, Armenia, Siria, Persia, Arabia, Africa, America, in Terra Santa, sulle Alpi, nel Mar Caspio, al Polo Sud. Ma anche nelle viscere della terra o nel terzo cielo della luna o sulla luna stessa. Variò anche la fisionomia: luogo rigoglioso della perenne primavera, imponente cittadella medievale, spazio remoto e inaccessibile separato da cerchi di mura e fiamme. Attraverso la ricerca geografica dell' Eden e la sua raffigurazione le generazioni galleggiavano tra visibile ed invisibile esprimendo certezze e inquietudini profonde. E celebrando al contempo la loro conoscenza dei confini, delle forme, delle misure del mondo. La British Library ripropone ora questa affascinante ricerca con il volume dedicato da Alessandro Scafi al Paradiso nelle carte geografiche (Mapping Paradise, The British Library). Con ricchissima e in parte inedita iconografia, l' opera percorre la storia della cartografia del Paradiso in Occidente. Dalle raffigurazioni medievali alla crisi rinascimentale, dal veto positivista dei cartografi ottocenteschi alle curiosità postmoderne. L' autore spiega, descrive, si sofferma sui singoli capolavori e contemporaneamente traccia un quadro d' insieme. Soprattutto lotta contro pregiudizi e stereotipi e cerca di capire. Come nel caso del veneziano Giovanni Leardo e della sua accurata trascrizione su mappa, in base alle conoscenze del tempo, del Giardino dell' Eden. Siamo nel 1442 ed è una delle ultime volte prima che soffi il vento di Lutero. La cima del mondo di Leardo corrisponde con l' Est. È infatti a Est che i Pesci transitano in Ariete, il segno in ascendente quando Dio ha creato il mondo, ma anche quando Maria ha concepito il Salvatore e quando Cristo è morto in croce. Proprio in cima al mondo, dunque a st oltre l' India, Leardo situa il suo paradixo teresto: una città fortificata in cui spiccano torri e palazzi. Di lì una retta scende attraverso l' Oceano Indiano verso il Mediterraneo: al centro, Gerusalemme. Tempo e spazio sono in armonia: erede dei tentativi precedenti, ma anche forte delle nuove scoperte, il veneziano concilia il tempo umano, la verità rivelata e i ritmi celesti. Bastano pochi decenni perché l' armonia si spezzi. Lutero e Calvino portano altri dati e altre visioni. La Sacra Scrittura va nobilitata e difesa contro le allegoriche fandonie di cartografi superstiziosi. Münster usa la stessa varietà dei luoghi ipotizzati per provare l' impostura e screditarne gli autori: ai tropici, all' equatore, oltre il mondo abitato, in una montagna così alta da raggiungere la luna. Fantasie risibili di tempi oscuri cui opporre una nuova ortodossia. Non per questo l' Eden è bandito dalle carte. Esso è soltanto ripensato e riposizionato alla luce di calcoli ed interpretazioni coerenti con il metodo umanistico. Nasce una cartografia rinascimentale non meno ricca di paradisi, ma già tesa alla distinzione tra scienza e teologia. Dopo il Rinascimento le carte smettono di includere paradisi. Il loro ruolo è venuto cambiando con l' affinarsi e il prevalere della misurazione. La Bibbia ha cessato di costituire l' orizzonte e la legittimazione del sapere scientifico. Lottando contro una credulità sinonimo di soggezione all' autorità ecclesiastica, i moderni cartografi hanno cancellato con accanimento miti e leggende. Gli stessi teologi si sono arresi. Gli esploratori hanno reso impossibile anche solo pensare la realtà di un Eden. E si è resa necessaria una diversa lettura del Peccato originale: lettura orfana del Dio geloso, signore del senso di colpa. Il primato della misura geodetica ha dunque cambiato la religione. Quella religione senza la quale, tuttavia, l' era delle scoperte non sarebbe stata la stessa. Cristoforo Colombo non avrebbe mai aspirato a nuovi orizzonti senza il Paradiso dantesco. Lungi dal frenarlo, gli Eden sulle sue carte geografiche gli diedero una ragione ulteriore per cercare nuove vie verso le Indie. Fu, dunque, anche la religione a cambiare se stessa. La prima delle quasi duecento illustrazioni proposte da Scafi è la pubblicità di una linea aerea che promette di portarvi in Paradiso. Svanito dalle carte geografiche, l' Eden è un motivo ancora ricorrente nella comunicazione. Possiamo scegliere tra i Paradisi perduti dei bestseller, la seconda stella a destra di una eterna fanciullezza o gli economici giardini di delizie a portata di charter e tour operator. Davvero non ha più senso snobbare gli ingenui monaci medievali. Ora che la terra si fotografa dallo spazio possiamo permetterci di godere la bellezza delle loro carte del Paradiso.
«Corriere della sera» del 28 maggio 2006

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