14 maggio 2006

A Londra nasce il primo bimbo Ogm

di Nino Materi

La definizione «Bimbo Ogm» sembra fatta apposta per dare scandalo. Chi non accetta i prodotti alimentari «geneticamente modificati», farà un balzo sulla sedia sapendo che il mese prossimo a Londra nascerà il primo bambino al mondo «progettato» cancer-free: significa «libero dal cancro» e la notizia dovrebbe rendere tutti felici. Tecnicamente ci troviamo dinanzi a una donna (Belinda Plowman, 35 anni, molto carina) che attende un figlio, Billy, concepito con fecondazione assistita e diagnosi pre-impianto. I medici hanno trovato infatti il gene responsabile del tumore all'occhio di cui la donna soffre e impiantato un embrione che ne era privo. Belinda e suo marito Tomas sono la prima coppia inglese a beneficiare delle nuove norme che da mercoledì scorso consentono nel Regno Unito questo tipo di intervento.Billy entrerà quindi nella storia della medicina come il capostipite di una baby-generazione «o bambino programmato per nascere», grazie ad una diagnosi genetica preimpianto che lo ha privato del gene che nella madre aveva provocato un retinoblastoma: una forma ereditaria di tumore all'occhio.La notizia è stata pubblicata ieri dal quotidiano britannico The Times che in prima pagina ha raccontato la storia di Belinda. Anche se la donna non aveva problemi a concepire, lei e il suo partner hanno deciso di avere il loro bambino tramite fecondazione in vitro, in modo da permettere ai medici di selezionare gli embrioni privi del gene che nella madre avevano provocato la malattia. A compiere la diagnosi pre-impianto e l'inseminazione è stato Paul Serhal dell'University college hospital di Londra. «Siamo riusciti a eliminare questo gene anormale dall'intera famiglia. Lo facciamo spesso, ma è sempre straordinario quando ci verifichiamo che tutto è andato per il meglio», ha detto il medico. La coppia è la prima ad avvantaggiarsi delle norme più flessibili sulla diagnosi pre-impianto recentemente approvate dall'Hfea, l’Autorità britannica per la fecondazione e l'embriologia. Quando la tecnica diagnostica fu sviluppata nel 1989, era possibile usarla solo per eliminare gli embrioni con geni come quelli che determinano l'insorgere della fibrosi cistica che portano alla nascita di un bambino malato nel 100% dei casi. L'anno scorso è stato approvato l'uso di questa tecnica sugli embrioni anche per malattie che hanno il 90% di probabilità di svilupparsi, fra cui proprio il retinoblastoma. Un altro passo verso una maggiore flessibilità è stato compiuto mercoledì scorso, quando l'Hfea ha consentito lo screening anche sui geni responsabili con un 80% di probabilità della presenza nel corso della vita di alcune malattie: fra queste, il tumore al seno e all'intestino. «Sì all'analisi pre-impianto degli embrioni ma solo per evitare le malattie genetiche». La Società scientifica europea di genetica umana in un documento pubblicato sul numero di maggio dell'European journal of human genetics, ammette la possibilità di questa analisi (vietata in Italia) ma che a Londra permetterà la nascita di Billy.«Come ho sempre dichiarato - ha spiegato il genetista Giuseppe Novelli, dell'università di Roma Tor Vergata - credo che sia giusto permettere, a chi ha questa necessità, di fare diagnosi pre-impianto. Si parla a sproposito di utilizzo di queste tecniche per selezionare a fini estetici la nascita di un bambino. Ma chi dice queste cose non conosce la genetica perché queste selezioni non sono possibili. Sono soltanto paure fantascientifiche». Da qui la posizione espressa sulla rivista scientifica dai genetisti europei che hanno stabilito, ha spiegato Novelli, uno dei firmatari del documento, le raccomandazioni della società scientifica europea di genetica umana. Fra le raccomandazioni c'è anche quella di rivolgersi sempre agli istituti universitari, come era possibile anche in Italia prima della legge sulla fecondazione assistita.«Bisogna andare nei centri seri e accreditati - ha concluso Novelli - e non negli appartamenti» ha detto ironicamente riferendosi ai rischi di affidarsi a mani sbagliate.
« Il Giornale » del 14 maggio 2006

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