07 luglio 2006

L'Europa: così barbara, così romana

STORIA - L’identità culturale del nostro continente si fonda sulla fusione tra l’elemento latino e quello germanico, cementata dalla tradizione classica e dalla nuova linfa cristiana
di Gian Maria Vian
Nello studio di Simonetti, le tappe chiave di una civiltà letteraria, da Beda e Gregorio Magno fino a Cassiodoro
Questo libro è la storia culturale di un mondo, cristiano e pagano, nel periodo di passaggio dall’antichità al Medioevo concluso dall’espansione militare islamica e dalla reazione e dalla rinascita carolingie, come aveva visto con lucidità Henri Pirenne in Maometto e Carlomagno. In questo senso il volume interessa il dibattito sulle origini e sulle radici dell’Europa, realtà diversa dalla sola eredità dell’ellenismo e della latinità, e dunque dell’impero romano. Questa nuova caratterizzazione del continente – Friedrich Prinz nel suo Da Costantino a Carlo Magno ha usato l’espressione «europeizzazione dell’Europa» – è segnata dall’innesto sul mondo romano delle popolazioni barbariche ed è conseguenza di un insieme di fenomeni che fanno da sfondo al libro: l’estraniamento progressivo tra Oriente bizantino e Occidente latino; il traumatico distacco dell’Africa romana dall’impero, con l’invasione vandala ariana, e dalla latinità e dal mondo cristiano, definitivamente, a causa della conquista islamica; l’entrata dei barbari e le guerre che flagellano l’Italia; le ondate barbariche che dilagano in Gallia e nella penisola iberica, anch’essa presto islamizzata; la nascita in Irlanda e Britannia, all’estremo margine del mondo latino, di una particolare cultura cristiana che migra poi nel continente per evangelizzarlo.A tutto questo il volume si riferisce, esaminando con un ordine e una limpidezza esemplari le diverse vicende culturali e i principali autori delle singole regioni; ma senza mai dimenticare lo sguardo d’insieme. Ricorrenti sono alcuni nodi, sottolineati soprattutto nell’introduzione e nella descrizione dei "caratteri generali" di ognuna delle regioni: il confronto con l’eredità del passato, il ruolo fondamentale di Roma e del monachesimo nel salvataggio della cultura antica e della tradizione cristiana (i codici «giovano alla salvezza delle anime», afferma Bonifacio), la vitalità rigogliosa della letteratura agiografica e della poesia, lo sviluppo della cronol ogia e della storiografia – universale ma anche, ed è una delle novità del periodo, nazionale – e, programmaticamente, la dinamica tra romani e barbari, chiave di lettura dell’intera storia. E moltissimi sono i temi trattati, come indimenticabili restano alcune figure, da Gregorio Magno a Bonifacio, sino a Beda.Per dare un’idea della ricchezza del volume basterà accennare ancora ad alcuni argomenti. In Africa, la sparizione della cultura romana pagana (rappresentata da un Marziano Capella) e di una vitalissima tradizione cristiana, inghiottita dalla marea islamica senza lasciare quasi tracce nonostante un passato segnato da figure come Tertulliano, Cipriano, Ticonio, Agostino, sino a Facondo (qui definito «l’ultimo grande teologo dell’età patristica»), ma in parte rifugiatasi oltremare grazie alla migrazione di monaci e libri. In Italia, il particolare rapporto a Roma tra classicismo e cristianesimo, l’influsso dell’autobiografia agostiniana in Ennodio, all’inizio di un lungo viaggio letterario e culturale, la nuova coscienza di Cassiodoro, che primo in Occidente scrive una storia nazionale (quella dei Goti) e per i suoi monaci comprende la necessità di una cultura cristiana di base, nonostante progetti di più alto livello. In Gallia, la necessità di aggrapparsi alla cultura classica come baluardo di fronte a un imbarbarimento generale e il conseguente superamento del ricorrente conflitto, peraltro più ideologico che reale, tra cristianesimo e cultura profana, il sintomatico diffondersi di leggende sulle origini troiane dei Franchi, la mondanizzazione dell’episcopato merovingio. In Spagna, l’orgoglio nazionale e non più romano di un Isidoro, la fusione completa tra la componente cristiana ormai prevalente ed eredità classica, l’enciclopedismo e la grammatica. Nelle lontane isole, infine, il maturare di una singolare cultura cristiana (latina in un mondo dove il latino è straniero), che mostra presto la sua energia nel disseminare di fondazioni monastiche il conti nente e nel fornire poi, insieme all’Italia, uomini e libri alla rinascita carolingia, quando la cultura, come ha sottolineato Franz Brunhölzl, diviene totalmente cristiana.
Manlio Simonetti, Romani e barbari. Le lettere latine alle origini dell’Europa (secoli V-VIII), Carocci. Pagine 304. Euro 19,50
«Avvenire» del 1 luglio 2006

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