26 ottobre 2006

La biblioteca postmoderna cresce e diventa mediateca

di Mario Botta
La biblioteca, oggi, significa due cose. È in primo luogo un'istituzione, in rapporto con la città dove sorge. La biblioteca non è soltanto un tot di metri quadrati che raccoglie un deposito di libri, ma molto di più: ha un valore simbolico e metaforico, è ciò che conserva il sapere. E, quindi, riveste un ruolo di immagine centrale all'interno della città. Un po' come sta succedendo ai musei, queste istituzioni non sono più soltanto spazi di conservazione, ma anche spazi di espressione. Qui si ricreano quella spiritualità, quei contenuti e quei valori che altrimenti non troviamo più nella città contemporanea. Io credo che la biblioteca debba svolgere un ruolo di faro della città, simile a quello che fino a ieri ricoprivano le chiese o i teatri; non può passare inosservata, ma deve trovare una propria collocazione e una propria immagine all'interno del nuovo tessuto urbano.
In secondo luogo, va considerata la funzione specifica della biblioteca, che da deposito del sapere, luogo della memoria che conserva le culture e le testimonianze del passato, si sta trasformando in un nuovo polo di studio e di aggregazione. Gli interessi che promuove non sono più strettamente legati alla conservazione, ma dedicati piuttosto alla diffusione del sapere: ecco quindi i progetti arricchirsi di spazi per incontri, convegni, esposizioni. Uno degli esempi più evidenti di queste tendenze è la nuova biblioteca di Alessandria d'Egitto: per la sua storia, ma anche per quanto di nuovo rappresenta nel tessuto della città, non poteva non porsi anche come elemento simbolico. Così le scelte architettoniche hanno sottolineato, di fronte alle altre istituzioni alessandrine, quella particolare attività che l'attività del sapere.
C'è poi anche un aspetto più propriamente tecnico da tener presente. La biblioteca si sta aggiornando attraverso l'elettronica. Il deposito diventa virtuale e non più cartaceo, e quindi ecco che necessita di una serie di attrezzature, come postazioni di lavoro dotate di computer, e di infrastrutture che nel passato non esistevano - bastava un tavolo per appoggiarvi il libro. Così, le biblioteche di oggi uniscono al sapere del libro i tanti altri modi di diffusione della cultura: l'emeroteca, l'insieme delle pubblicazioni periodiche, e soprattutto i nuovi mezzi audiovisivi capaci di dare informazioni molto più vaste, legate a Internet. Allora, il termine più appropriato per definire le biblioteche di oggi diventa mediateca.
Anche se il nucleo forte e stabile resta quello dei secoli passati: il libro.
«Avvenire» del 22 ottobre 2006

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