24 novembre 2006

Quei falsi orizzonti sulla strada degli adolescenti

I giovani e la violenza, sconfitta per tutti
di Davide Rondoni
Si sta consumando lì. Si sta compiendo lì, nei corpi dei nostri ragazzini la possibile disfatta d'Italia. La nostra reale Caporetto. Nei corpi dei nostri adolescenti. Finiti sul web e poi sulle pagine dei giornali e in tv. In quella loro fame di apparire, e prima nella loro febbre di vita, di sesso, ma fame e febbre ridotta a maschera, a violenza. A schifo. E a sconfitta per tutti. A Milano i magistrati hanno deciso che, per risarcimento e pena, si possano requisire le case dei genitori dei ragazzini accusati di abuso su una undicenne. La motivazione della sentenza dice che quei genitori "non hanno saputo educare i figli". Triste, perduto Paese è quello dove i giudici si mettono a valutare non solo il reato e la sua entità, ma l'educazione data dai genitori. Eppure a questo siamo arrivati. E arrivati tutti insieme.
Quei ragazzi e gli altri che in questi giorni sono saliti alla trista ribalta, non appartengono ad una specie sola, ad un censo solo, ad una zona sola. Sono tutta l'Italia. E lì, nei loro corpi, va in scena la Caporetto per tutti. Le cronache raccontano che mentre si preparava la disfatta di Caporetto i capi dell'esercito e della Nazione erano distrattti, o affaccendati in altro. Anche ora sembra che i capi dei media e delle Istituzioni siano distratti, e affaccendati in altro. Ed ecco lo stupore di dover vedere quel che non pensavamo. Ecco lo scandalo, ipocrita. E le risposte della odiosa retorica e della giustizia che vuol divenire maestra di vita. Ma quei corpi, quelle menti a cosa li abbiamo esposti finora ? di che cosa li abbiamo letteralmente bombardati ? Sesso e violenza sono diventati il pane quotidiano, e quotidiano imbambolamento. Su giornali e mezzi di comunicazione che non sono gestiti da ragazzini, ma da adulti. Che così si arricchiscono. E si fanno una posizione. Anni fa, prima che lo sgomento salisse alla ribalta (da noi come in Francia, come in Spagna e ovunque) i nostri poeti lo avevano preavvertito. Ricordo alcuni libri e ne parlai su un quotidiano. Alcuni dei migliori miei amici poeti italiani fiutavano che la bomba era lì, tra i banchi di scuola. Ma chi li ascolta i poeti ? In questi anni la pubblica discussione e attenzione son state solo su faccende di soldi, su finanziarie e tasse, e sui miti facili e banali del successo, esaltando come artisti solo gli intrattenitori, tra reality e carte patinate. Per poi sentire i giudici che dicono ai genitori: "Non avete dato loro una buona educazione sentimentale". Sui corpi dei ragazzini hanno fatto orrendo pasto creatori di programmi tv, azzimati esperti di comunicazione, consiglieri di amministrazione di aziende che producono certi giochi, certi films e certi giornali. Le loro case vanno sequestrate. I politici approvavano leggi libertine (non libertarie, che è diverso), permettevano dietro la retorica ogni nefandezza a riguardo della identità sessuale. In tutti avanzando la disattenzione ad ogni coltivazione dello spirito, ad ogni educazione al valore infinito della persona. Si sono promossi intellettuali il cui orizzonte esclude che la vita umana abbia rapporto con qualcosa che la trascende, con l' infinito che chiede di entrare nella idea e nella prassi. Per poi stupirsi che questi ragazzini - come i loro padri e madri e fratelli - si buttino come cani affamati sull'uniche cose che sembrano somigliare all'infinito: il sesso, o il potere, o la fama. Diceva uno scrittore francese che il sesso è l'infinito dei cani. Come dire che lì, nell'esperienza di sperdutezza che è propria dell'atto erotico, c'è qualcosa che richiama l'esperienza dell'infinito a cui la natura umana tende. Se si fa crescere l'uomo come un cane (se pur ben vestito e accessoriato) e non lo si educa a giocare il suo desiderio di infinito nell'arte, nella cultura, nella religione, allora non gli resta che buttarsi sul proprio corpo o su quello altrui. Con prepotenza se occorre. I ragazzini nostri vanno educati ad avere un'anima. Ai loro corpi non basta la legalità.
«Avvenire» del 19 novembre 2006

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