05 dicembre 2006

Se l’ambientalismo diventa un’ideologia

di Edoardo Castagna
Scusate, ma c'è ancora posto per noi? A sentire gli ecologisti, sembrerebbe di no. Tutto su questa Terra ha diritto a essere tutelato, piante animali ambienti, tranne quel «parassita» dell'uomo. L'ambientalismo, nato su basi non solo legittime ma meritorie, ha subito una deriva ed è diventato ideologia. Tutto ciò che è naturale è bene, tutto ciò che è umano è male. Come se noi stessi non appartenessimo alla natura. Inoltre, e non senza incoerenza, l'uomo dovrebbe farsi carico di tutte le magagne climatiche e ambientali che, a sentire gli ecologisti, affliggono la Terra, dall'effetto serra alla desertificazione, dalle estinzioni all'evoluzione dei corsi d'acqua. L'andazzo è diventato senso comune e sembra quasi che, se quest'anno l'autunno in Italia è stato più caldo del solito, la colpa sia tutta di quel cattivone di Bush, che non ha ratificato il Protocollo di Kyoto.
Al di là dei capri espiatori, quella che emerge è un'ideologia ambientalista che, come tutte le ideologie, si basa su pochi presupposti, magari sbagliati, spesso forzati in una sola direzione. A smontare questa impalcatura si dedicano Riccardo Cascioli e Antonio Gasparri ne Le bugie degli ambientalisti 2. I falsi allarmismi dei movimenti ecologisti (Piemme, pagine 206, euro 12,90), secondo capitolo della loro inchiesta-denuncia. Piatto forte del volume è la «rivelazione» di dati che i pasdaran del riscaldamento globale raramente ricordano: quelli che mostrano che anche la natura «inquina». Per fortuna, va aggiunto. Perché il tanto vituperato effetto serra, formatosi naturalmente nel corso delle ere, è proprio ciò che consente l'esistenza della vita: è l'atmosfera né troppo calda né troppo fredda del nostro pianeta.
Eppure, certi gas sono inquinanti, sembra, soltanto se li producono gli uomini. E quelli che si generano spontaneamente in natura? Cascioli e Gaspari sbeffeggiano l'ecologismo a tutti i costi mettendo semplicemente in fila i numeri. Biossido di zolfo: vulcani e oceani ne rilasciano il quintuplo degli Stati Uniti. Metano e protossido di azoto: ruminando, le mucche francesi superano tutte le raffinerie del Paese, tanto che la Ue aveva addirittura pensato a un'apposita tassa ambientale. Pm10: tra il cinque e il trenta per cento delle emissioni non dipende dalle auto, ma dalle piante. E via discorrendo.
Ma c'è anche un altro punto debole, nelle teorie dei catastrofisti: la presunta delicatezza dell'equilibrio terrestre. «Gaia» non è affatto fragile come ce la dipingono, anzi: «Basta guardare alla storia del nostro pianeta - si legge ne Le bugie degli ambientalisti 2 - per vedere come la flora, la fauna e il territorio sono sopravvissuti alle glaciazioni, al bombardamento delle radiazioni cosmiche, a migliaia di anni di eruzioni vulcaniche. E poi l'oscillazione dei poli, i terremoti, la fluttuazione degli oceani...». Ecologia da rottamare allora? Per nulla: qui non si tratta di rigettare un fondamentalismo per abbracciarne un altro. Ma soltanto, concludono gli autori, di prendere atto che «la sensibilità ambientale non corrisponde necessariamente all'ideologia delle associazioni ambientaliste».
«Avvenire» del 21 novembre 2006

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