13 febbraio 2007

«Il Pci le ignorò per anni? Comprensibile»

intervista a Marco Rizzo (Comunisti italiani) di Monica Guerzoni

Onorevole Marco Rizzo, con quale animo un politico «orgogliosamente comunista» come lei ha ascoltato Napolitano sulle foibe?
«Un fatto di storia certamente terribile, ma tutte queste vicende vanno contestualizzate dal punto di vista storico. Come si fa a parlare di foibe senza ricordare le stragi fasciste contro le popolazioni slave?».
Qualcuno potrebbe accusarla di giustificazionismo...
«Io non giustifico nulla, tanto che la mia prima osservazione riguarda l'atrocità delle foibe, però osservo che nel mondo, in Europa e soprattutto in Italia c'è una vulgata revisionistica che tende a far apparire ragioni e torti allo stesso modo».
Napolitano parla di «congiura del silenzio». Non condivide?
«È anche per volere della Dc, che era al governo, se l'Italia ha dimenticato».
E il Pci? Ora è lei che dimentica, onorevole.
«Anche qui bisogna ricordare il contesto. Il mondo era diviso in blocchi e pur nella drammaticità è comprensibile che la sinistra, come la destra, abbiano ignorato quegli orrori».
Cecità politica, accusa il capo dello Stato.
«Comprendo il ruolo del presidente. Quel che contesto è l'ipocrisia in base alla quale si ricordano alcune cose e se ne scordano altre. Se sono comunisti indonesiani o greci massacrati non importa nulla, se sono i paladini della libertà ungherese invece vanno celebrati».
Napolitano rese omaggio ai martiri della rivolta.
«Eh già. Ma perché devo fare le pulci a Napolitano quando è tutta la sinistra che fa questo? Basta vedere Bertinotti che va alla festa di An. Lo scorso anno si celebrò il '56 ungherese? Bene, nel 2007 si commemori lo sterminio di 30 mila algerini e nel 2008 quello di un milione di comunisti greci. Ma no, queste celebrazioni non ci saranno».
Perché? «Lo spettro dell'anticomunismo si aggira per l'Europa».
Non vorrà accusare Napolitano di anticomunismo?
«No, ma le tragedie della storia si commemorano tutte. Non addosso al capo dello Stato una responsabilità storica che non può avere, me la prendo piuttosto con i tanti tromboni che, a destra come a sinistra, non si indignano nemmeno più e riscrivono questa storia a proprio uso e consumo».
Tra Trieste e Fiume fu pulizia etnica, o no?
«C'è anche quella cosa lì. E ci sono stati, come ha detto puntualmente Napolitano, "calcoli diplomatici" in base ai quali si è finto di non vedere. Bisogna smetterla di rappresentare questa storia come lo scontro tra il comunista buono e il comunista cattivo e dunque Tito, che sterminava la gente, essendo nemico di Stalin poteva fare quello che voleva...».
«Corriere della sera» dell'11 febbraio 2007

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