10 aprile 2007

Perché non possiamo dirci cattolici: bocciati in religione

Sondaggio del "Giornale" sulla conoscenza della religione. Il risultato: siamo tutti ignoranti. Chi è l’autore del Padre nostro? Solo uno su due sa che la risposta è «Gesù» Che cos’è la Trinità? Fanno scena muta tre persone su dieci. Pasqua. Quasi un quarto degli italiani - il 23,2 per cento - non sa che questo è il giorno della resurrezione di Gesù
di Stefano Zurlo

Pasqua. Quasi un quarto degli italiani - il 23,2 per cento - non sa che questo è il giorno della resurrezione di Gesù. Incredibile? Proviamo con un classico del catechismo: che cosa è la Trinità? Qui i risultati sono anche peggiori: il 30,7 per cento fa scena muta, un altro 12,4 per cento sbaglia risposta, per un totale pari al 43,1 per cento. Solo il 56,1 per cento degli intervistati se la cava bene e spiega che la Trinità è la misteriosa essenza di Dio, che è al tempo stesso una e tre persone.
Ma sì, diciamo la verità senza presunzione. Pontifichiamo tutti, è proprio il caso di dirlo, se il Papa apre bocca sui Dico o afferma che il Diavolo esiste; discettiamo con familiarità di Maria Maddalena e con Dan Brown ipotizziamo chissà quali retroscena sulla vita di Cristo, ma poi, stringi stringi, se andiamo ai fondamentali della fede annaspiamo. Il Giornale, attraverso lo studio Ferrari, Nasi& Grisantelli, ha interpellato 600 persone. Da Nord a Sud, più o meno istruite, rappresentative del Paese. Attenzione: 600 persone battezzate e adulte. Un campione, per di più, che al primo quesito, quanto lei si definirebbe religioso?, ha risposto in modo positivo, dimostrando sul campo che il cordone ombelicale con la Chiesa non è stato tagliato: il 25,9 per cento ha detto di essere molto religioso, il 34 mediamente religioso, solo il 37 per cento poco o per niente religioso, mentre il 3 per cento non ha saputo dare indicazioni.
Dunque, 6 persone su dieci, grossomodo, sono attaccate alla tradizione bimillenaria da cui provengono, ma poi, in concreto, si smarriscono davanti a domande non proprio insormontabili. Possibile che il 76,4 per cento non sappia cosa vuol dire Cristo? E che il 59, 2 per cento non riesca a mettere in fila i nomi dei quattro evangelisti Matteo, Marco, Luca e Giovanni? Un ignorantissimo 24 per cento non sa nemmeno che Gesù è Dio fattosi uomo.
Le cose vanno un po’ meglio se si domanda: chi è l’autore del Padre nostro? È Gesù e il 51,2 per cento del campione l’azzecca. Un italiano su due. Più o meno la stessa percentuale, 52,6 per cento, che ha messo a fuoco l’Immacolata concezione. Se scendiamo in profondità scopriamo che le donne sono più informate, oltre che tradizionalmente più pie, degli uomini: conoscono con precisione il dogma dell’Immacolata il 57,5 per cento delle intervistate contro il 47,4 degli uomini. Si può anche vedere che il Triveneto mantiene qualcosa della sua storia cattolicissima, almeno in rapporto alle altre aree del Paese: fra Verona e Trieste dà la risposta giusta il 59,8 per cento del campione, contro il 47 per cento del Triangolo industriale, il 49,7 per cento della cosiddetta Zona rossa e il 56,6 per cento del più tradizionaleggiante Meridione.
Si arretra davanti al Credo: il 59 per cento degli italiani l’ha probabilmente ascoltato e forse ripetuto in chiesa, ma non ricorda che contiene l’intera essenza della fede cattolica. Va anche peggio davanti a un quesito trabocchetto: i cristiani credono nell’immortalità dell’anima o nella resurrezione della carne? Solo il 37,2 per cento sa che andremo in cielo col nostro corpo e si perde in teorie vagamente spiritualiste o new age. Non parliamo poi dei dieci comandamenti. Già don Carlo Gnocchi, educatore straordinario, prima ancora che l’Italia dimenticasse le lucciole, scoprisse il benessere e si laicizzasse, si arrabbiava perché i fedeli trasudavano ignoranza e non avevano mai letto i Vangeli. Altri tempi. Oggi, come mettono impietosamente in luce le tabelle, gli italiani riescono a pescare in media non più di tre comandamenti su dieci. E davanti al più semplice dei punti di domanda, che cosa è per i cattolici la Chiesa?, 70,4 su cento si smarriscono in un labirinto di forse, ma, incespicamenti vari.
In conclusione, provvisoria, solo l’8,8 per cento viene promosso a pieni voti; il 37,4 mostra una conoscenza sufficiente, oltre la metà verrebbe bocciato all’esame di catechismo e di questo un buon 17 per cento non sa praticamente nulla. Ancora una volta le donne hanno più dimestichezza con i misteri - l’11,9 ha un’alta conoscenza della religione, il 42,2 sufficiente - ma è una magra consolazione.
«Il Giornale» dell’8 aprile 2007

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