12 ottobre 2007

La casta gioventù

di Massimo Gramellini
Gli studenti politicizzati scendono in piazza. Meno male. Non se ne poteva più di leggere gli appelli dei sessantottini alla D'Alema, che invitavano la Molle Gioventù a imitare l'esempio dei padri e a ribellarsi contro il potere costituito, cioè contro di loro. Finalmente il gran giorno è arrivato. Resta da scoprire la pulsione universale che spinge le nuove avanguardie a occupare le strade, trascinandosi per inerzia una parte del corpaccione studentesco. La solidarietà alla Birmania? Acqua. Il surriscaldamento del globo? Acqua, sia pure calda. La precarietà degli stipendi giovanili e la lievitazione di quelli manageriali? Nemmeno. L'oltraggio che infiamma gli animi è il ripristino degli esami di riparazione a settembre. Che non s'hanno da fare: né a settembre né mai. E la Birmania, il globo, gli stipendi da schiavi? Importanti. Importantissimi. Ma mai quanto un'estate libera dai compiti. Intendiamoci. Nei manifesti si parla anche di temi sacrosanti, quali il caro-libri e la scarsità degli investimenti nella ricerca. Ma rimane l'impressione di una protesta corporativa. Che, come tutte le proteste corporative, sposta il problema sempre un po' più in là e addosso a qualcun altro: in questo caso ai docenti, che non sarebbero all'altezza di esaminare i rimandati. E' la dannazione di un Paese diviso in centinaia di caste abbarbicate ai propri privilegi o comunque ai propri comodi. Però i giovani, almeno loro, non dovrebbero essere una casta. Dovrebbero essere un tutto. Un tutto capace di sognare in grande, visto che i grandi non lo fanno più.
La stampa del 12 ottobre 2007

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