22 gennaio 2008

Nascoste nel diritto le vere radici della vecchia Europa

I saggi di Paolo Grossi e Antonio Padoa-Schioppa
di Vittorio Grevi
Una fortunata coincidenza ha condotto sugli scaffali delle novità librarie, nel giro di poche settimane, due opere fondamentali in materia di evoluzione del diritto europeo, dovute a due riconosciuti maestri della nostra storiografia giuridica. Da un lato il volume di Paolo Grossi su «L’Europa del diritto» (Laterza), dall’altro quello di Antonio Padoa-Schioppa sulla «Storia del diritto in Europa» (Il Mulino). Nell’uno e nell’altro caso si tratta di volumi che, pur proponendosi di descrivere la vicenda storico-giuridico europea negli ultimi 15 secoli (dal medioevo all’epoca moderna, fino all’età post moderna), non hanno però una finalità meramente divulgativa. Sebbene non destinati ad una platea di (soli) giuristi, entrambi i saggi offrono, infatti, un complesso di contenuti informativi e ricostruttivi di livello assai cospicuo, come tale apprezzabile soltanto da lettori dotati di un adeguato retroterra culturale. Movendo dall’idea condivisa che il diritto, intrecciandosi con le «radici profonde» della civiltà nel nostro continente, rappresenti un elemento costitutivo qualificante della identità europea (al punto che la storia del suo sviluppo in Europa «è la storia di una comune civiltà»), i due autori seguono, tuttavia, due ben distinti indirizzi. In ciò operando una scelta, per vari aspetti dichiarata e consapevole, che - dovuta probabilmente anche a differenti esigenze editoriali - finisce per condurli all’approdo di due opere tra loro piuttosto diverse nella struttura e nella impostazione, eppure in certo modo legate l’una all’altra da un rapporto di logica complementarietà. Entro questa cornice, il saggio di Paolo Grossi rivela un carattere tendenzialmente propedeutico, configurandosi come una robusta introduzione al dipanarsi dell’esperienza giuridica nel territorio europeo, dalla caduta dell’impero romano ad oggi. Avvalendosi di una grande capacità narrativa, sorretta da una prosa brillante e lineare anche dinnanzi agli argomenti tecnicamente più ostici, Grossi descrive come in un largo affresco le tre grandi epoche del diritto europeo (l’Europa medioevale, quella moderna e quella contemporanea), prendendo per mano un lettore affascinato dal trovarsi al centro di un racconto tanto suggestivo. Sullo sfondo si avvertono, ora in termini espliciti, ora in controluce, le più importanti questioni dell’odierna riflessione storico-giuridica, nelle quali si coglie l’inconfondibile impronta dell’autore, come pure nell’evidente predilezione per il settore civilistico ed amministrativistico rispetto a quello penalistico. Ne scaturisce una sintesi di forte intensità e ricca di sfaccettature, che senza dubbio fungerà da stimolo per molti lettori verso ulteriori approfondimenti. Lungo una tale prospettiva si colloca il compatto volume di Antonio Padoa-Schioppa che, come è testimoniato anche dalla sua mole, oltreché dalla impostazione più spiccatamente manualistica, punta a fornire una panoramica vastissima e puntigliosa dei percorsi di svolgimento del fenomeno giuridico nel contesto europeo, analizzandoli nei loro diversi versanti. Grazie ad una scrittura ariosa e di facile leggibilità, il volume spazia con grande dovizia di dati e di informazioni anche socio-politiche sull’intero arco temporale di formazione della civiltà del diritto in Europa, delineandone un quadro compiuto delle diverse tappe e dei relativi risultati. Pur rimanendo coerente, con grande senso di equilibrio, al taglio descrittivo (ma non solo) della trattazione, l’autore non rinuncia, comunque, ad affrontare anche problemi di notevole delicatezza sul piano interpretativo, preoccupandosi sempre di non tradire la obiettiva complessità della materia (quale risulta dal divenire storico di un articolato intreccio di dottrine, metodi, fonti, istituti, regole, pratiche e leggi). E, in questo contesto, assume particolare importanza la trattazione di alcuni argomenti chiave, rispetto ai quali non mancano differenze di sensibilità e di accentuazione rispetto al saggio di Grossi. Tenuto conto delle peculiari caratteristiche dei due volumi, non sembra azzardato prospettare una sorta di sequenza ideale tra gli stessi, nell’ottica di un lettore che, pur digiuno di nozioni tecniche, senta tuttavia il bisogno di accostarsi ai grandi temi dell’Europa sotto il profilo della storia del diritto. Da questo punto di vista il volume di Grossi, con le sue descrizioni a larghe pennellate, costituisce una sorta di primo approccio di fondo, scientificamente rigoroso, a quegli itinerari storico-giuridici, che trovano poi nel ben più esteso volume di Padoa-Schioppa una ricostruzione maggiormente dettagliata, anche sul piano critico e valutativo. Due opere imprescindibili, in ogni caso, che fanno onore alla scienza italiana, contribuendo ad aprire gli occhi verso il futuro diritto dell’Unione Europea.

La vicenda storico-giuridica europea negli ultimi 15 secoli è al centro del libro di Antonio Padoa-Schioppa «Storia del diritto in Europa» (Il Mulino, pagg. 780, 45). Antonio Padoa-Schioppa è professore di Storia del Diritto medievale e moderno all’Università di Milano. Il giurista Paolo Grossi è autore di «L’Europa del diritto» (Laterza, pagg. 285, 20). Grossi insegna Diritto medievale e moderno all’Università di Firenze.

«Corriere della sera» del 7 gennaio 2008

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