04 febbraio 2008

«Fu la religione luterana a favorire l’ascesa di Hitler»

L’elettorato protestante e il desiderio di redenzione. Le tesi dello storico Wirsching sullo «Spiegel»
di Danilo Taino
Il prossimo 30 gennaio è il 75esimo della presa del potere del Führer
L’affermazione è forte: c’è un filo di continuità che lega Hitler a Martin Lutero. E che dunque rende tedesco, tutto tedesco nel Dna, il nazismo. Senza scuse esterne. Questo filo sarebbe «il desiderio struggente di redenzione», il bisogno del messia che la popolazione luterana viveva in misura totale per matrice religiosa. L’analisi viene da uno storico di valore, Andreas Wirsching, che insegna Storia moderna e contemporanea all’Università di Augsburg, in Baviera, regione profondamente cattolica. La sostiene in un’intervista al settimanale «Der Spiegel» in edicola oggi. La base di partenza, in effetti, è scioccante: se si guarda la mappa elettorale del voto alle elezioni tedesche del 31 luglio 1932, si nota che nel Sud della Germania, prevalentemente cattolico, e nella Renania, anch’essa con alte percentuali di cattolici romani, il partito nazista in genere non superò il 19% dei voti e spesso si fermò anche prima: tanto per smitizzare il fatto che Monaco fu la culla del nazismo. È nelle altre regioni, a grande prevalenza protestante, che Hitler sfondò: se si esclude Berlino, che bocciò drasticamente il futuro cancelliere, la Prussia e il Nord della Germania diedero allo Nsdap in molti casi la maggioranza assoluta. Il risultato fu un 37 e mezzo per cento a livello nazionale che consentì al Führer di forzare la situazione e salire alla Cancelleria nel gennaio successivo. L’analisi si inserisce in un lungo dibattito destinato nelle prossime settimane a riprendere quota: il prossimo 30 gennaio, infatti, è il 75esimo anniversario della presa del potere di Adolf Hitler e le domande sulle origini del nazismo in un Paese come la Germania torneranno all’ordine del giorno. La ricerca è quella - che forse non avrà mai esito definitivo - di una spiegazione del come sia stato possibile quello che accadde nei 13 anni successivi, pochi ma così immensi da lasciare senza fiato. Wirsching invita a separare le questioni economiche della Repubblica di Weimar, che pure furono essenziali per la presa del potere da parte dei nazisti, da quelle psicologiche che dovrebbero spiegare l’adesione di gran parte dei tedeschi al regime. Ed è in queste caratteristiche psicologiche che individua la continuità «specificamente tedesca»: il luteranesimo che si incarnò, in Germania, nel bisogno di trovare un valore messianico di redenzione nella Nazione. Molti non saranno d’accordo.
«Corriere della sera» del 14 gennaio 2008

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