03 febbraio 2008

Media e minori: il rischio è banalizzare

di Roberto I. Zanini
Il vero problema? È il «vuoto pneu­matico » che attraversa l’offerta dei media, vecchi e nuovi. Dalla tv a in­ternet passando per telefonini e video­giochi. Tutti sono accomunati da un lin­guaggio che si «identifica nell’assenza di contenuti». I risultati si chiamano «di­spersione », «banalizzazione», «dere­sponsabilizzazione » umana, sociale e politica, «imbarbarimento dei gusti». Nel giorno in cui il Consiglio nazionale de­gli utenti chiama a raccolta i suoi diret­ti referenti (Autorità delle comunicazio­ni, ministero delle Comunicazioni e Par­lamento) per affermare la necessità di razionalizzare e rendere più incisiva la battaglia per la tutela dei minori sui me­dia, dagli interventi del presidente del Censis Giuseppe De Rita e dal presidente dell’Autorità Corrado Calabrò emerge un quadro devastato del rapporto fra media e utenti, soprattutto se minori.
Il convegno sul tema «Media e minori. Per una tutela più efficace», si è tenuto ieri a Palazzo San Macuto, una delle sedi della Camera dei Deputati. Col presi­dente del Consiglio degli Utenti Luca Borgomeo, oltre a De Rita e Calabrò, e­rano presenti la presidente della Com­missione parlamentare per l’infanzia Anna Maria Serafini, il presidente della Commissione di vigilanza Mario Lan­dolfi e il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni. Quest’ultimo, in parti­colare, ha annunciato che, crisi per­mettendo, il suo ministero ha quasi con­cluso la redazione del codice «Media e minori» che dovrebbe riunire, dando «o­mogeneità », tutti i codici di autoregola­mentazione attualmente in vigore su tv, telefonini, internet e videogiochi.
Proprio nel fornire un parere su questo documento, ha spiegato Borgomeo, il Consiglio degli utenti ha elaborato una propria proposta di modifica, con l’o­biettivo di dare maggiore efficacia alla tutela dei minori, affidandola a un uni­co organismo pubblico nel quale non vi siano, come capita adesso, commistio­ni fra controllori e controllati.
Attenzione, però, ha affermato De Rita, non basta concentrarsi sugli eccessi di violenza e di pornografia, «il problema è nel vuoto di contenuti, che conduce a uno svilimento dei gusti e diffonde il senso del nulla». Un problema della tv e dei nuovi media, che se da una parte moltiplicano la capacità di comunica­zione, dall’altra, ha sostenuto Calabrò «producono il paradosso per il quale tanto più il lontano si avvicina, tanto più il vicino sfuma, perde di senso. Questo genera deresponsabilità e un’assuefa­zione a modelli che spingono all’omo­logazione ». Anche perché fra gli opera­tori è diffusa la «convinzione che la qua­lità sia vecchia e stantia e che le masse siano incapaci di riconoscere la qualità». Accuse pesanti, alle quali, lo dimostra­no i fatti, non si risponde con i principi astratti inseriti nei codici e nei Contrat­ti di servizio della Rai. L’unica strada da percorrere, hanno sottolineato De Rita, Calabrò e Serafini è quella della forma­zione ad ampio raggio. «La scuola deve fare un significativo salto di qualità». Ma soprattutto occorre formare a una nuo­va coscienza dell’uomo e della civiltà chi pensa e produce contenuti per i media.
«Avvenire» del 25 gennaio 2008

Nessun commento: