19 dicembre 2008

A Torino un risveglio che apre speranze

Parla Canavero, il medico che con nuove tecniche sta risvegliando una paziente in stato vegetativo
di Daniele Raineri
Il professore Sergio Canavero ha distrutto la “barriera dell’irreversibilità”. Una sua paziente – una ragazza ventenne in coma dopo un incidente automobilistico – ha fatto al contrario il viaggio buio e muto che fino a oggi, per la scienza medica, era di sola andata: dallo stato vegetativo permanente è tornata allo stato “minimamente conscio”. Vuol dire che il cervello della ragazza – grazie all’intervento di Canavero e dell’altro membro dell’équipe, Barbara Massa Micon – ha riattivato i circuiti della coscienza: può obbedire agli ordini, come “muovi la mano” e “alza la mano”, e soprattutto può di nuovo masticare e deglutire.
La ragazza ha preso quattro chilogrammi di peso negli ultimi mesi, perché ha riacquistato quella minima capacità di nutrirsi che Eluana Englaro non ha e Terri Schiavo non aveva. I familiari – che ai giornali hanno detto di capire le scelte di Beppino Englaro “perché sono casi tremendi” – chiedono allo staff di andare avanti e di proseguire con le cure, che già dopo quattro mesi hanno dimostrato di essere efficaci. Potrà tornare alla normalità? Canavero è cauto, ma non esclude che in futuro ci possano essere ulteriori miglioramenti. “Non c’è nulla di certo in medicina, ma alla stimolazione potremo in seguito affiancare anche un intervento al midollo spinale con l’utilizzo di cellule staminali”.
“E poi esistono altre ricerche che ci danno speranza, per esempio quelle usate in Israele sui disabili, riescono a interfacciare il cervello del paziente con le sue protesi”. La stimolazione corticale è il passo cruciale, le interfacce computerizzate potrebbero poi restituire al disabile un controllo sempre più pieno e naturale del corpo.
Canavero in questo momento è il ricercatore che ha toccato il punto più avanzato nel suo campo. Che cosa pensa del caso di Eluana Englaro e di Terri Schiavo, a cui fu proprio staccato il sondino per l’alimentazione? La nuova tecnica potrebbe essere applicata anche a loro? “Non conosco da vicino i casi specifici: per esempio la Englaro potrebbe essere troppo debilitata e denutrita, non in condizione di essere operata”. Ma la sua tecnica offre speranze? “Certo. È riproducibile su pazienti diversi. Se la notizia viene fuori oggi è soltanto perché il Journal of Neurology, ha accettato la pubblicazione dei miei risultati, sottoposti alla peer review, la revisione dei dati scientifici eseguita da colleghi ricercatori”. Quindi, ci sono rimpianti? Ci sono vite che potevano essere salvate? “Ci sono rimpianti, sì, per le condizioni in cui lavoriamo, questa tecnica è possibile soltanto oggi, ma nessuno ci ha mai aiutato o appoggiato, abbiamo fatto tutto da soli senza fondi e finanziamenti, perché non apparteniamo a nessun partito e non siamo iscritti alla massoneria”.
«Il Foglio» del 19 dicembre 2008

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