01 maggio 2009

Sempre più informati, ma la realtà è sempre più nebulosa
di Alberto Oliverio
Più cresce l’informazione, più emerge la natura fuzzy delle cose cioè il loro avere contorni imprecisi e nebulosi: questa, in poche parole, la definizione del pensiero e della 'logica' fuzzy, un pensiero che è in linea con concetti simili, in economia quello di blur che rimanda a una situazione imprecisa, dai limiti offuscati, o in sociologia quello di liquidità, introdotto con grande successo da Zygmunt Bauman. Il mondo lineare, improntato a una logica cartesiana, al centro del riduzionismo è quindi in crisi? Un concetto introdotto dai matematici e ritenuto inizialmente un po’ bizzarro sta contagiando le altre scienze e la nostra visione del mondo? Insomma, finiti i bei tempi in cui esistevano leggi e dogmi scientifici? Indubbiamente siamo ben lontani dal positivismo e dalla logica del riduzionismo spinto. I concetti di complessità, di interazione, di interdipendenza si sono oggi fatti strada, così come un punto di vista olistico: per cui nelle scienze della natura, dall’evoluzionismo alle neuroscienze, i modelli e le ottiche sono meno deterministici, più aperti alle interazioni e a diverse possibilità. Ciò non significa però che la scienza rinunci a metodo e razionalità: non implica che non esistano 'fatti' ma un modo diverso e più accorto di considerare i propri oggetti di studio.
Prendiamo ad esempio la genetica: sino a non molto tempo fa dominavano concetti molto lineari che guardavano al singolo gene come a un attore assoluto, minimizzando le interazioni tra geni diversi, le caratteristiche dell’intero genoma. Oggi sappiamo invece che queste interazioni sono fondamentali e che un gene può esprimersi o essere silenziato a seconda dell’ambiente, si tratti di quello costituito dagli altri geni o più banalmente di quello in cui vive un organismo. Quest’ottica è solo parzialmente fuzzy o blurred o liquida che dir si voglia: è improntata a un olismo consapevole, nel senso che costituisce una visione scientifica più aderente alla realtà. Altrettanto può dirsi delle conoscenze sul cervello: da un primo e necessario approccio basato sulla conoscenza delle singole parti stiamo procedendo verso un approccio diverso, molto meno deterministico, consapevole che l’insieme delle parti non corrisponde alla semplice somma, che la plasticità apre scenari ben diversi rispetto a quelli deterministici, che il cervello è un organo ridondante, nel senso che una stessa area può svolgere funzioni diverse o che una stessa funzione può anche dipendere da aree diverse. In poche parole, stiamo procedendo verso una concezione olistica, anche se per molti il termine olismo appare condizionato da connotazioni negative, legate a tempi in cui o si era francamente riduzionisti, e quindi materialisti, oppure olisti, e quindi spiritualisti. Ma al di là della consapevolezza della complessità del mondo, la scienza, che è analisi e interpretazione della realtà, subisce anche l’influenza della cultura in cui opera: e in un mondo complesso, frammentato, multietnico e al tempo stesso globalizzato non può che risentire ed essere influenzata da nuove idee e concezioni, nell’ambito di un circolo virtuoso in cui la scienza stessa subisce e rafforza una visione d’insieme, più complessa e indubbiamente più ardua e affascinante di una lineare.
«Avvenire» del 30 novembre 2008

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