28 settembre 2009

La nuova satira non fa la rivoluzione

L' Almanacco Guanda, curato da Ranieri Polese, indaga i meccanismi dell' umorismo politico
di Francesco Cevasco
Perché i comici non riescono più a castigare i costumi facendo ridere. Disegni e parole da Barenghi a Vincino
Bei tempi quando il giovane Encolpio caracollava nel suo Satyricon sfibrandosi dentro piaceri sfrenati e nessuno, se non i rivali in amore, lo contestava o lo derideva. Oggi, quasi duemila anni dopo, all' adulto Silvio Berlusconi è dedicato un nuovo Satyricon: l'Almanacco Guanda. Il sottotitolo allarga un po' il tiro: la satira politica in Italia. E pone un interrogativo: ha ancora senso parlare di satira in un Paese dove le regole (della satira e non soltanto della satira) sono state sovvertite da un politico comunicatore abile al punto di smontare i meccanismi dell'umorismo politico e adoperarli a suo vantaggio? Insomma, «una risata vi seppellirà» non vale più? Nell'introduzione all'Almanacco, Ranieri Polese tenta una risposta: «Nel mondo di ieri circolava quello slogan che dava a tutti un bel po' di certezze (o speranze). Di fronte al potere arrogante, al nemico violento era bello credere che ridendo di loro si potevano spazzare via le figure del Male. Bella utopia, parente stretta della favola di Andersen, quella in cui il bambino, gridando: "Il re è nudo", toglieva carisma e autorità al potere e lo sgretolava in una sorta di carnevale liberatorio». Per molto tempo si è creduto alla portata rivoluzionaria della satira, nella sua promessa certa di immancabile successo. E oggi? Il nuovo Satyricon risponde così: «In assenza di una seria opposizione, di una reale frattura tra cittadini e governanti, di una totale divergenza di stile di vita e di pensiero tra chi esercita il comando e chi lo subisce, il carnevale è destinato a finire. È forse tempo di una revisione dei miti di ieri, delle ingenue speranze. Cominciando a prendere atto del cambiamento radicale, dello spostamento incredibile che è avvenuto. Sì, perché qui il clown non è più l' insolente buffone che ride del sovrano, oggi - lo ha scritto il "Times" - il clown ha preso il potere». Parole grosse? Per i critici d' arte Francesco Bonami e Luca Mastrantonio non c' è niente da ridere, anzi, come dicevano Benigni e Troisi già nel 1984 Non ci resta che piangere. Sotto il titolo «Quest' Italia è una camera a gas. La risata dei potenti ci seppellirà», scrivono: «Il presidente del Consiglio racconta barzellette di cui i sottoposti devono ridere, colleziona gaffe internazionali che poi rivendica con orgoglio, fa la parodia di se stesso». E i comici «non riescono ad assolvere al doppio compito della satira: castigare i costumi facendo ridere. Spesso, i satiri castigano senza far ridere. Soprattutto a sinistra, dov'è diffusa la supponenza morale. Mentre a destra, dove più che mai il potere è permaloso e si agogna il consenso i politici fanno ridere senza castigare i propri costumi. Se consideriamo i comici che fanno satira come il canarino incatenato in miniera, ossia l' animale che misura sulla propria pelle la qualità dell' aria - il suo decesso, per gas mortiferi, è come l' allarme per i minatori -, non c' è da stare allegri per l' Italia. La qualità dell'aria è pessima, pesante, dà allucinazioni e la risata che tutto seppellisce è dei potenti, in un buio che la cupezza di certi comici non rischiara. E se anche non sono morti, il loro canto è coperto dalle urla degli sciacalli della politica... La satira, se non è bonaria, è considerata quasi una forma di disfattismo antipatriottico. Basso tradimento ad alta intensità. Va punita, estromessa, condannata». Proviamo a sentire uno che la satira la fa: magari sputa un po' di ottimismo...Riccardo Barenghi, quella canaglia di Jena: «La satira politica vive di riflesso, esiste solo perché esiste qualcun altro, ossia chi le dà da "vivere". Ed è questo il motivo della sua crisi: chi dovrebbe fornirle il cibo quotidiano è in crisi da anni, produce poche idee, non sa più che inventarsi, vive una sorta di coazione a ripetere che a un certo punto stanca... E ovviamente stanca il satiro, che per quanto sia bravo e capace di mettere a nudo i vizi del potere, non ne può più di replicare sempre lo stesso copione... Se n' è accorta direttamente anche la mia jena nel suo lavoro quotidiano, costretta a mordere sempre gli stessi, Veltroni per mesi, D' Alema altrettanto e poi Franceschini, ogni tanto Berlusconi, a volte il Papa. Povera bestia! (Povera jena, sia chiaro, intende dire, ndr). Ma d' altra parte questo passa il convento e non tocca certo all' autore di satira decidere chi debba stare al potere, lui azzanna dove trova la carne. E se la carne è un po' avariata gli tocca mangiarla comunque». Forse ne abbiamo beccato uno che ci scherza su, Alessandro Robecchi: «Come funziona ' sta satira? Come si fa? È di sinistra per forza, oppure sforzandosi molto e prendendo dei farmaci può essere anche di destra? Ai tempi di Cuore andavamo di moda, noi guitti della satira politica, e ci sentivamo fare dai "colleghi giornalisti" domande di questo genere: "È solo consolatoria o fa veramente male al potere? Si diventa ricchi? Ragazze ce n' è?"». Michele Serra chiude così il suo ragionamento (quello articolato potete leggerlo per intero sull' Almanacco, pagg. 123-125): «... Mi sento di ripudiare la definizione di "satira politica", piuttosto asfittica e buona solo per alimentare la chiacchiera politico-giornalistica. Meglio dire "satira" e basta, perché l' oggetto finale è sempre l' umano, oggi soprattutto l' umanità massificata. Che il re sia nudo lo sappiamo da secoli. Che anche noi lo siamo, nonostante la buffa convinzione di indossare abiti griffati, è un' acquisizione recente. La satira, nel suo piccolo, ha fatto parecchio per metterci uno specchio davanti al muso». E, per finire, la parola all' avvocato: il Perry Mason del giornalismo e della satira è Caterina Malavenda. Avvocato, tempi duri per chi fa satira? «Dopo un periodo in cui questa forma espressiva ha goduto di una sostanziale impunità, si assiste ad un progressivo ridimensionamento della giurisprudenza più favorevole, con il ricorso, però, a criteri estranei alla satira in quanto tale... In sostanza, solo snaturando la satira e riportandola nei più angusti limiti del diritto di cronaca e di critica si può condannare un autore satirico. Ed è quanto sta accadendo negli ultimi anni». Insomma, satiri mazziati e cornuti. Per correttezza di satira, non d' informazione, sappiate che nell' Almanacco ci sono anche i disegni (che sarebbe maldestro tentare di descrivere) di satiri come il metafisico Altan, il surreale Bucchi, l' autobiografico Staino, l' affabulatore Disegni, la perfida Ellekappa, il mitico Giannelli, il raffinato Pericoli, lo storico Forattini, il devastante Vauro, il dissociato Vincino. Tutti re, tutti nudi.

Disegni e parole da Barenghi a Vincino Esce il primo ottobre il nuovo numero dell' Almanacco Guanda intitolato «Satyricon. La satira politica in Italia» (pp. 212, 2), a cura di Ranieri Polese. L' Almanacco (voluto da Luigi Brioschi, patron di Guanda) presenta in questo volume contributi scritti e disegnati di Altan, Riccardo Barenghi, Marco Belpoliti, Gianni Biondillo, Francesco Bonami, Carlo Alberto Brioschi, Bucchi, Claudio Carabba, Disegni, Ellekappa, Dario Fo, Forattini, Giuseppe Genna, Giannelli, Marco Giusti, Luca Mastrantonio, Gianluca Morozzi, Pericoli, Luisa Pronzato, Alessandro Robecchi, Michele Serra, Staino, Stefania Ulivi, Vauro, Vincino. Nel volume anche un testo di Oreste del Buono del 1976 tratto da «Storia privata della satira politica dall' Asino a Linus».
«Corriere della Sera» del 24 settembre 2009

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