21 settembre 2009

«Sulla libertà di stampa no alle strumentalizzazioni»

di Roberto I. Zanini
Libertà di stampa? «Siamo di fronte a punte di emergenza che si rinnovano nel tempo» e «dobbiamo smetterla di indignarci a sin­ghiozzo »... «Ci sono molti giornalisti che usano a sproposito i richiami alla Costituzione...». Libertà di stampa? «Il dovere è raccontare quello che si conosce nel rispetto della correttezza, altrimenti si perde di credibilità»... «Se il bene primario è la verità, i politici devono mettere da parte le azioni risarcitorie e la 'piazza' deve saper guardare ol­tre l’azione di denuncia per dare insieme una risposta responsabile». Il segretario nazionale del­l’Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino, all’indomani dell’edito­riale di Avvenire sulla questione, non nasconde la grande emer­genza che sta attraversando la stampa in Italia. Ma, sottolinea, si tratta di un problema dai tan­ti volti, che riguarda l’etica stes­sa della professione e come tale non può essere affrontato e ri­solto, con la protesta di un gior­no.
È una questione di libertà, di re­gole, di interessi personali... È una questione complessa e cre­do fermamente alla necessità di una pausa di riflessione per met­tere a punto regole utili a tutti. Sappiamo bene che sulle inter­cettazioni si preparano norme che se approvate renderanno impossibile il lavo­ro del giornalista nella cronaca e nella giudiziaria. Nell’audizione al Senato l’Ordine ha presentato alcuni correttivi e il presidente Schifani aveva for­nito precise garanzie sul fatto che se ne sarebbe tenuto conto. Non se ne è più parlato e la cosa ci preoccupa. Per questo sostengo che la manife­stazione del 3 ottobre deve essere capace di an­dare oltre la denuncia. Come Ordine siamo im­pegnati su questo fronte.
Avete in cantiere un’iniziativa?
A ottobre faremo una riflessione col Consiglio del­l’Ordine per giungere a un documento con pro­poste specifiche sulla libertà di stampa da pre­sentare come contributo al Parlamento.
Intanto c’è la manifestazione di piazza.
Stiamo vivendo una punta di emergenza. I gior­nalisti sono rimasti per troppo tempo isolati ed è positivo che si ritrovino a manifestare con i citta­dini. Ma se la piazza viene strumentalizzata non va bene.
Come e chi strumentalizza?
Per esempio si usano a sproposito i richiami alla Costituzione. Quello della libertà di stampa non è tanto un diritto per i giornalisti ma per i cittadi­ni. Per i giornalisti è soprattutto un dovere verso i lettori. In realtà quando parliamo di libertà di informazione parliamo di quello che serve ai cit­tadini perché abbiano il quadro completo della realtà. Solo se inserito nell’ottica di questo dove­re il giornalismo può fare un salto di qualità. Tan­to per chiarire, come non ci sono 'unti dal Signo­re' fra i politici, tanto meno ce ne sono fra i gior­nalisti. E responsabilità della stampa è racconta­re come va il mondo, non come si vorrebbe che andasse.
Un solo esempio?
Figuriamoci... In tasca ho la lettera di un Ordine regionale che ci informa che la Cgil organizza i pullman per i giornalisti che verranno a Roma. So­no cose che gettano ombre sulla manifestazione che le intenzioni degli organizzatori non merita­no. E poi ci sarà una folta presenza di politici...
Anche loro hanno diritto di farsi sentire.
Verissimo. Ma allora dobbiamo smettere di indi­gnarci a singhiozzo sulla libertà di stampa. Dob­biamo farlo sempre, ogni volta che è necessario...
Indignazione a singhiozzo?
Si vuole un altro esempio? Ha annunciato la sua presenza in piazza Antonio Di Pietro, che è il re­cordman di citazioni a giudizio nei confronti di stampa e tv. Stando a quanto detto dal condiret­tore del Giornale, ha chiesto complessivamente alla sua testata 5 milioni e 800 mila euro di danni. Allora, perché mi indigno solo, e mi devo indi­gnare, per i due milioni chie­sti da Berlusconi all’Unità e per il milione chiesto a Re­pubblica?
Ripeto, questo non ci rende credibili. Il conflitto di interessi è una cosa molto seria per la libertà di stampa, ma con la politica c’è un pro­blema generalizzato di rap­porti.
Beh, chi ha memoria...
Io che sono stato a lungo pre­sidente della stampa parla­mentare memoria ce l’ho, e ri­cordo che i due momenti più gravi li ho avuti con l’aggres­sione verbale ad alcuni colle­ghi da parte di due politici di spicco. Uno era il segretario del Pds l’altro dei Ds.
Anche D’Alema, da premier, non fu tenero con la stampa.
Parlò di «iene dattilografe», disse che i giornali dovevano restare nelle edicole e che se a­vesse dovuto comunicare qualcosa avrebbe semplicemente chiamato una telecamera. Lo stesso D’Alema, però, dopo aver chiesto i danni per la famosa vignetta sul caso Mi­trokin, fu poi disposto ad accettare la mediazione dell’Ordine dei giornalisti ritirando l’azione civi­le nei confronti di Forattini.
Siete pronti a una simile iniziativa con Berlusco­ni?
L’Ordine è disponibile a ogni iniziativa che con­senta il ristabilirsi della verità e di rapporti corret­ti tra stampa e politica.
E per i semplici cittadini, che come il direttore Dino Boffo, vengono diffamati o denigrati?
Abbiamo la stessa identica disponibilità. Che va­le per tutti. E vale per Repubblica e per l’Unità, co­sì
come per il Giornale.
È un impegno...
Ci impegnamo fin da ora. Ripeto, anche con pro­poste al Parlamento, dal quale ci attendiamo ri­sposte concrete. I politici devono comprendere che i giornalisti per garantire il diritto costituzio­nale dei cittadini all’informazione devono poter essere scomodi. E i giornalisti devono capire che, per essere credibili, devono fare informazione cor­retta, raccontare fatti non illazioni e non lanciare messaggi pseudomafiosi nei loro articoli.
«Avvenire» del 20 settembre 2009

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