03 ottobre 2009

O' Brien sul ruolo del poeta

di Michael D. O' Brien
« Il poeta che veda se stesso come un eroe o un profeta, o un prete delle forze politico-sociali cui sia leale, che egli crea siano le necessità storiche dei suoi tempi, con troppa facilità diventa un pupazzo. Non possiede nessuna misura esterna con la quale valutare la realtà. Sia che si sottometta alle forze sia che le rifiuti, diventa una parodia di se stesso, e allora senza saperlo, assoggetta i suoi doni ai demoni della sua era. Perde il posto nella continuità del tempo, diventa dipendente dall'affermazione sociale e dalla droga dei sentimenti d'esaltazione comuni a tutti i rivoluzionari. Costui distrugge, persino mentre pensa di stare creando. (...)
« Credo che per il poeta la vera sfida sia distinguere tra le sue tendenze verso una genuina intuizione creatrice e gli impulsi dell'ego autocentrico ».
« E come riesce a farlo? ».
« Cercando di capire se stesso senza cadere nella trappola dell'auto-ossessione. Soffrendo, e amando, soprattutto ».
« L'amore? ».
« Sì, l'amore. L'amore costa. Certe volte costa tutto ».
Brano tratto L'isola del mondo, Edizioni San Paolo 2009, p. 646

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