19 novembre 2009

E alla fine il cammello passò per la cruna: le radici «cattoliche» del capitalismo

Non solo Max Weber: al via un progetto di studio europeo per indagare il rapporto fra Chiesa e ricchezza e il peso di Roma nella nascita del mercato moderno
di Francesco Bonini
Il nesso capitalismo-protestantesimo è l’unica fonte della modernità economi­ca, politica e sociale: risale a Max Weber, ma questo stereotipo è ben radicato nel di­scorso collettivo. Eppure non regge. Sono ormai decenni che importanti studi (basti pensare allo spagnolo Bartolomé Clavero e al portoghese Antonio Hespanha) hanno cominciato a falsificarlo. Una sana revisio­ne non si fa opponendo schemi a schemi, ideologia a ideologia, quanto piuttosto stu­diando, pazientemente e sistematicamen­te. Di più, cercando di incrociare punti di vista e discipline che rischiano di svilup­parsi, ciascuna per proprio conto, in termi­ni parziali. Andare oltre lo schemino webe­riano comporta scegliere il molteplice, la complessità delle elaborazioni teoriche nell’Europa catto­lica circa i modi di pensare e usare la ricchezza. La gran­de sfida culturale e scientifica è supe­rare la sostanziale e irriducibile separazione fra i diffe­renti piani della ri­flessione teorica (teologia, morale, econo­mia e politica) e, soprattutto, il profondo iato che si è progressivamente creato fra questi ultimi e il contesto storico (religioso, politico o economico). È una impresa di lunga lena, di cui si è fatto carico un giova­ne ricercatore del dipartimento di Storia e critica della politica dell’Università degli Studi di Teramo, già molto apprezzato in Europa, Massimo Carlo Giannini. Ne è na­to un progetto di respiro europeo, che ha coinvolto prima di tutto l’École Française de Rome e il neo-nato Centro interuniver­sitario per la storia del clero e delle istitu­zioni ecclesiastiche, che consorzia una de­cina di università italiane con sede presso l’Università per Stranieri di Siena: «Pensare e usare la ricchezza nell’Europa cattolica. Riflessione teorica, pratiche economiche e politica nell’Europa cattolica (secoli XIV­XIX) ». Sono stati programmati quattro se­minari fra il 2009 e il 2011, coordinati da Giannini, Jean-François Chauvard per l’É­cole Française e Maurizio Sangalli dell’Uni­versità per Stranieri di Siena. L’obiettivo è presentare e discutere ricerche originali di specialisti di diverse discipline (dalla storia economica a quella della Chiesa) su alcuni snodi tematici fondamentali: la fiscalità, l’uso della ricchezza, il rapporto fra cultura scientifica e cultura economica, la costru­zione dell’universo degli scambi e del mer­cato. Scopo del progetto è di analizzare se e in che modo, fra il tardo Medioe­vo e il XIX seco­lo, il cattolicesi­mo europeo, nelle sue molte­plici anime, ab­bia costituito il catalizzatore di processi di inno­vazione, forgiando o contribuendo a for­giare gli strumenti che si sono rivelati es­senziali ai fini dello sviluppo della «moder­nità ». Il rapporto fra la dimensione teorica, più o meno formalizzata ( nella trattatisti­ca, nella pubblicistica, pareri dei giuristi o nei « consulti » dei teologi), le pratiche dell’economia e la realtà politica costitui­sce infatti uno dei grandi snodi problema­tici delle storia dell’Europa cattolica fra basso Medioevo ed età moderna. Il primo dei seminari si è aperto ieri a Teramo, con un programma molto denso, sul tema del­la fiscalità, esaminata alla luce del rappor­to fra dimensione teorica e religione ( ad e­sempio il problema della legittimità e del consenso) e le pratiche politiche nei paesi dell’Europa cattolica dal Trecento alla pri­ma metà dell’Ottocento. Sono stati presi in esame, nelle relazioni presentati da stu­diosi italiani, francesi, polacchi e spagnoli: il problema della liceità della tassazione nella trattatistica teologica sia nella lette­ratura politica, lette in relazione con le vi­cende politiche e religiose coeve; la costru­zione dei poteri pubblici in ambito fiscale, il ruolo dell’imposizione in tempo di guer­ra, il problema dell’esenzione fiscale del clero e dell’aristocrazia, l’affermarsi di po­litiche « riformatrici » nel Settecento, fino alle vicende dello Stato pontificio. Tra gli interventi di ieri Jérémie Barthas, Christi­ne Lebeau, sulla monarchia asburgica, Al­bert Rigaudière sulla Francia, la storica polacca Anna Filipczak-Kocur, lo stesso Gian­nini sul dibattito teologico e politico a pro­posito dei limiti della fiscalità. Domani in­terverranno tra gli altri il ceco Tomas Knoz, gli spagnoli José I. Fortea Pérez e Pere Verdés Pijuan e, fra gli italiani, Antonella Alimento e Niccolò Guasti. Le conclusioni dell’incontro saranno affidate a Paolo Pro­di, che rilancerà il dibattito in vista dei successivi appuntamenti, il primo dei qua­li è già fissato il 28-29 gennaio all’Ecole Française a Roma.
«Avvenire» del 19 novembre 2009

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