23 novembre 2009

Il segreto per battere la crisi: scegliere eccellenze e qualità

di Francesco Alberoni
Negli ultimi anni in tutto l’Occiden­te c’è stato un peggioramento del­la qualità. Un processo più accentuato negli Stati Uniti ma che ha coinvolto an­che l’Italia, nonostante il nostro impe­gno per il «made in Italy». Le cause? La recessione che ha impoverito la gente l’ha spinta a cercare prodotti meno co­stosi, e la concorrenza asiatica che ha inondato il mercato con merce a basso prezzo. Ma il basso prezzo a sua volta ha invogliato la gente a comperare roba scadente che poi butta via.
Se vogliamo una ripresa non solo eco­nomica ma anche sociale e culturale dobbiamo invertire la tendenza, cerca­re la qualità in tutti i campi: nei prodot­ti, nell’informazione, nella scuola, nellaricerca, nei rapporti umani.La qualità è un modo di pensare e di sentire. Dalla parte di chi produce è il gusto personale di fare bene, il piacere di veder nascere sotto le proprie mani un prodotto perfetto. Noi abbiamo una dignità che ci dice quando facciamo ma­le e se non l’ascoltiamo perdiamo la sti­ma di noi stessi. Ma per ottenere la qua­lità occorre anche un consumatore che apprezza le cose di pregio, ben fatte, e rifiuta il brutto, il mediocre. I grandi pittori del Rinascimento hanno creato dei capolavori perché avevano dei mece­nati colti ed esigenti. Noi italiani faccia­mo ancora prodotti di qualità perché vi­viamo in stupende città antiche e siamo circondati dalla bellezza. Più in genera­le perché apparteniamo ad una civiltà che ha le sue radici in Grecia e a Roma e in Grecia la virtù era prima di tutto are­tè, eccellenza in ogni campo. Per cui c’era una aretè dello scultore, del vasa­io, ma anche dell’atleta, del guerriero, del pilota, del filosofo. È così che è nata la grande arte greca. Una tradizione continuata con Roma e proseguita col Cristianesimo con le stupende cattedra­li e poi con la pittura, la scultura e l’ar­chitettura rinascimentale.
Questa virtù, il gusto di fare le cose con cura e in modo perfetto, è uno dei nostri patrimoni più preziosi che dob­biamo ad ogni costo salvare. In che mo­do? Difendendo l’artigianato, le piccole imprese, sviluppando moderne scuole professionali, richiedendo e trasmetten­do il valore della qualità agli immigrati che vengono da altre tradizioni. Un com­pito possibile perché sono virtù ancora vive nel nostro Paese ed è facile farle riaffiorare. Lo vediamo quando racco­gliamo giovani italiani e stranieri attor­no a dei maestri di valore pieni di entu­siasmo.
«Corriere della sera» del 23 novembre 2009

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