31 dicembre 2009

I cristiani e il Petronio «cifrato»

di Ilaria Ramelli
Come accennavo la volta scorsa, Petronio probabilmente conobbe l’Editto di Naza­reth contro i cristiani e la persecuzione del 64. Come ho mostrato con sempre nuovi argo­menti in «Aevum» 1996, I romanzi antichi e il cri­stianesimo (Madrid 2001), «Ancient Narrative» 2005, Il Contributo delle scienze storiche alla in­terpretazione del NT (Città del Vaticano 2005), e Gesù a Roma (Roma 2007), il Satyricon potrebbe contenere allusioni parodistiche ai cristiani e alle narrazioni evangeliche. Petronio affiancò Nerone come arbiter elegantiae dopo il 62, l’anno del riti­ro di Seneca e della 'svolta' i cui effetti si fecero sentire anche contro i cristiani. La presenza di cristiani, negli anni del Satyricon, alla corte nero­niana è attestata in Fil 4,22. All’epoca, i cristiani a Roma erano già numerosi, come attestano Tacito e Clemente Romano, e oggetto di accuse e di o­dio popolare, e furono suppliziati in maniera spettacolare nel 64.
L’interesse di Petronio per il giudaismo depone a favore di un suo interesse per il cristianesimo, set­ta giudaica, anche se nel 64 a Roma era chiara la differenza. Petronio, secondo Clarke e Katzoff, co­nosceva alcuni costumi giudaici, a cui allude iro­nicamente. In questa prospettiva credo possibile rivalutare l’attribuzione a lui dell’epigramma Anth. Lat. I 2,696, ove sono ridicolizzati gli usi giu­daici della circoncisione, dell’astensione dalla carne di maiale, del digiuno sabbatico. Nella Ro­ma neroniana possono esserci stati esempi della corrente di Rabbi Eliezer, le cui prescrizioni, quali digiunare il sabato, catturarono l’attenzione dei satirici romani, anche Marziale.
Agli esempi addotti dagli studiosi citati aggiunge­rei la parodia del giudizio di Salomone nel Satyri­con, che trova un parallelo nella sua parodia in un affresco esistente a Pompei al tempo di Petronio.
L’episodio si colloca subito dopo la cena Trimal­chionis, in cui sono anche i suddetti riferimenti a­gli usi giudaici e alcuni accenni al Cristianesimo.
Il giovinetto Gitone, conteso tra Encolpio e Ascil­to, rischia di essere scisso con la spada da que­st’ultimo, che preferisce tagliarlo in due piuttosto che cederlo al rivale, il quale insiste sulla demen­tia di tale comportamento. Ascilto si appresta a scindere il puer «con mano di parricida», e nell’e­pisodio sono enfatizzati gli stretti legami di san­gue del puer con entrambi. In realtà non è loro parente; il presunto vincolo familiare tra il ragaz­zo e gli uomini che se lo contendono, nonché il costante appellativo puer, si adattano a una parodia del giudizio di Salomone, con un bambino e le madri che se lo contendono, ove quella dispo­sta a scindere in due il puer pur di non lasciarlo all’altra è quella falsa. Nella Bibbia le litiganti so­no cortigiane; anche in Petronio gli uomini che si scontrano per il puer sono moralmente corrotti.
Come nell’episodio biblico, la spartizione del puer non avviene, e a Gitone è lasciata facoltà di scegliersi il frater che preferisce: con inversione parodistica, il giudizio, lungi dall’essere giusto co­me quello di Salomone, è ingiusto e il puer va ad Ascilto, che era disposto a ucciderlo, mentre nella Bibbia il puer è assegnato alla madre vera, che, piuttosto di vederlo morire, era disposta a cederlo alla rivale. Quello che nella Bibbia è un esempio di saggezza è qui trasformato espressamente in dementia. L’episodio è inoltre chiamato 'proces­so' di fronte a un 'giudice'; di fatto non ha luogo un processo, ma tale caratterizzazione si com­prende in relazione al passo biblico.
La scena si svolge in una città campana, come Pompei, ove era conosciuto il giudaismo. Ivi ca­deva opportuno un riferimento ironico a un epi­sodio biblico che, come risulta dall’affresco, era parodiato in ambiente pagano. Se Petronio presupponeva che ai lettori il giudizio di Salomone fosse noto al punto da poter coglierne la parodia, la stessa conoscenza è presupposta, nei medesi­mi anni e nella stessa area, negli spettatori di un affresco di una casa pompeiana prima del 79. Vi compaiono un re in trono, una donna che lo pre­ga in ginocchio e un’altra che tiene un bambino il quale sta per essere tagliato in due da un soldato che leva un enorme coltello; attorno, soldati e a­stanti. La scena ha tratti caricaturali: il giudizio di Salomone è parodiato e attesta la conoscenza di questo episodio biblico in ambito pagano. Lo stesso nome di Trimalcione ha un’etimologia se­mitica ('tre volte sovrano'), ironica per un liberto. L’interesse di Petronio per il giudaismo rende me­no sorprendente un’eventuale sua attenzione al mondo cristiano, pure a scopi parodistici.
«Avvenire» del 29 dicembre 2009

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