16 dicembre 2009

Nelle encicliche di Benedetto XVI la disoccupazione è «operis vacatio»

di Andrea Tornielli
Oltretevere non chiamatela lingua morta. È vero, la lingua di Cicerone non si parla praticamente più, e sono lontani i tempi in cui, al Concilio, vescovi di ogni parte del mondo prendevano la parola usando il latino. Ma un ufficio apposito della Santa Sede continua ad aggiornare il lessico, componendo neologismi che gli antichi romani e gli antichi cristiani non conoscevano, per poter tradurre le encicliche e i documenti papali. È accaduto anche per la nuova enciclica sociale di Benedetto XVI, Caritas in veritate, resa nota lo scorso luglio (con testo originale in italiano) e ora tradotta anche in latino. Se ne occupa La Civiltà Cattolica, autorevole rivista dei gesuiti, che analizza la qualità del testo latino della lettera papale, dedicata alle emergenze sociali, allo sviluppo e alla crisi economico-finanziaria.
Scorrendo il documento, si ritrovano innanzitutto termini oggi molto diffusi che sono identici o quasi in latino e in italiano, ad esempio crisis, che viene reso anche con le varianti angustia, difficultas, discrimen. Altri termini non attestati nel latino classico e giudicati «discutibili» dalla rivista sono ad esempio delocalizatio, anticonceptio, sterilizatio; mentre per La Civiltà Cattolica appaiono più accettabili altre espressioni formate con perifrasi, come fanatico furor (fanatismo), plenior libertas (liberalizzazione), absolutum reddere (assolutizzare).
Nell’enciclica latina ci sono poi vocaboli che non hanno un preciso corrispondente latino ma che si possono rendere con termini latini di significato analogo, come ad esempio operis vacatio (disoccupazione), operis subvacatio (sotto-occupazione) o natorum imminuitio (denatalità). Si trovano poi espressioni moderne con un corrispondente latino di significato affine formate da sostantivo e aggettivo, come consociationes inter se oppositae (blocchi contrapposti). Altre curiosità: con fontes alterius generis si è reso «fonti alternative», mentre la «visione produttivistica» è stata tradotta con sensus productionis. Fontes energiae qui non renovantur sono le «risorse energetiche non rinnovabili» e bona quae omittere non licet i «valori irrinunciabili».
Suscita particolare curiosità, infine, secondo la rivista dei gesuiti, l’uso di termini latini molto rari come gli aggettivi meracus (schietto) ed ergolabicus (dal sostantivo ergolabus, imprenditore), che compaiono in meracus mercatus (mercato allo stato puro) o ergolabica actio (vita imprenditoriale).
Tra i termini più usati c’è globalizatio (globalizzazione), parola che non esiste nel latino classico ma che è costruita su globus.
«Il Giornale» del 16 dicembre 2009

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