23 gennaio 2010

Del Noce e il fascismo: un doppio anniversario con polemiche

1910-1989 Il filosofo cattolico
di Antonio Carioti
Per lunghi tratti della sua vita il filosofo cattolico Augusto Del Noce, scomparso vent'anni fa il 30 dicembre 1989, fu un uomo isolato. In polemica con laici e comunisti, di cui era critico acuto e garbato, non era molto popolare neppure tra i cattolici (specie quelli progressisti), eccezion fatta per Comunione e Liberazione. Oggi invece nei suoi riguardi l'ossequio è quasi unanime, con vaste adesioni alle celebrazioni per l'imminente centenario (era nato l'11 agosto 1910). Si registra però una nota stonata: l'esclusione da ogni iniziativa di Tommaso Dell' Era, curatore di un'ampia raccolta di Scritti politici 1930-1950 (Rubbettino, 2001) con molti inediti del filosofo. «I custodi della memoria ufficiale - dichiara Dell' Era - non hanno accettato la mia interpretazione scientifica in chiave filosofico-politica del pensiero di Del Noce, né la pubblicazione dei suoi scritti politici da cui risulta che l'autore, negli anni Trenta, guardava con favore al fascismo, poiché riteneva che l'alleanza tra il regime e la Chiesa, dopo il Concordato, potesse dare corpo a una nuova filosofia politica cristiana. La Fondazione Del Noce fece causa a me e a Rubbettino, chiedendo il ritiro dalla circolazione del libro: dicevano che non avevamo i diritti, ma non era vero e lo abbiamo dimostrato». In effetti nel volume si trovano scritti in cui Del Noce esalta la «missione imperiale» dell'Italia in Etiopia o parla di «piena partecipazione del popolo al governo» sotto il fascismo. Ma il presidente della Fondazione Del Noce di Savigliano (Cuneo), Enzo Randone, li giudica insignificanti: «Sono testi di scarso rilievo, che l'autore non aveva voluto ripubblicare, ai quali Dell'Era attribuisce un'importanza indebita. Del Noce odiava la violenza e sin da giovane frequentava antifascisti come Piero Martinetti, Aldo Capitini, Ludovico Geymonat. Nella sostanza fu sempre avverso al regime, come dimostrano innumerevoli testimonianze, che non si possono certo sovvertire sventolando alcune espressioni puramente formali di consenso al fascismo. Quanto alla causa, abbiamo rinunciato a chiedere il sequestro del volume, purché fosse chiarito che i diritti delle opere di Del Noce appartengono alla nostra Fondazione». Comunque il dissidio sugli scritti giovanili non turba il comitato per il centenario, diretto da Teresa Serra. Dopo il primo incontro di un mese fa, promosso dal Cnr e dall'ateneo di Cassino, a Roma si terrà un grande convegno internazionale (novembre 2010) e sono previsti appuntamenti anche all'estero: si parla di Parigi, New York, Buenos Aires. Inoltre a Pistoia, città natale di Del Noce, è sorto un comitato locale che organizzerà un incontro a maggio: «Qui non si è mai fatto nulla - nota Alessio Biagioni, uno dei promotori - ed è importante far conoscere le sue idee dove era nato». Idee che, malgrado Del Noce fosse considerato di destra, hanno fatto breccia a sinistra «La sua opera è centrale - sostiene Pasquale Serra, studioso di formazione marxista - perché dimostra che le filosofie dell'immanenza, da Gentile a Marx, sono destinate al fallimento in quanto legate a specifiche congiunture storiche, dopo le quali perdono valore. Del Noce insegna che senza un richiamo alla trascendenza, che permette di agire nel mondo senza appartenere al mondo, non c'è vera libertà». Lo apprezza anche Giovanni Tassani, di matrice cattolico-progressista: «Negli anni Sessanta Del Noce capì che il timore di una svolta autoritaria rendeva il cattolicesimo democratico succube dell'antifascismo di sinistra. La sua critica alla classe dirigente della Dc uscita dall'Università del Sacro Cuore è di enorme interesse».
«Corriere della Sera» del 29 dicembre 2009

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