06 gennaio 2010

La febbre di un rito che è diventato globale

La storia e il costume
di Gian Luigi Paracchini
Parrebbe una folla da finale calcistica. Invece no, c' è chi cerca solo una sciarpina o un paio di guanti. Purché con lo sconto, quel magico passe-partout che trasforma qualcosa di desiderabile in qualcosa di acquistabile. È una calca umana decisa a consumare (o almeno a partecipare), animata dalla speranza e sostenuta perfino da un sano spirito agonistico. In fondo quella dei saldi è un po' come una gara: se la strategia funziona, se si è abili nello scatto, si può tornare a casa stanchi però vittoriosi e con diversi trofei. Ma al di là del risultato le immagini di queste ore confermano come il fenomeno si sia ormai trasformato in un autentico rito sociale e di costume: quasi un mix fra una gita fuori porta e un' adunata rock. I saldi insomma come appuntamento fisso nell' agenda familiare. Ma anche, su un diverso livello, come primo simbolo globale della nuova, sempre più diffidente e parsimoniosa società dei consumi. Pochi si aspettavano un assalto del genere. È bastato dunque soltanto il cambio di calendario e l' aspettativa di essersi messi definitivamente alle spalle un altro annus horribilis? È davvero il segno che il 2010, come sostengono i più ottimisti, dispenserà l' atteso sconto sulla crisi economica? I primi bollettini, almeno quelli dei commercianti, sono in gran parte fiduciosi inni alla vittoria. Molto più cauti invece i report dei consumatori idealmente sintetizzabili in un solo, ma inequivocabile slogan: molti saldi, pochi soldi. In attesa di cifre più consolidate, a impressionare restano comunque le riprese dei telegiornali che mostrano file di macchine sugli snodi stradali vicini ai centri commerciali e illustrano una frenesia d' altri tempi nei celebrati quadrilateri dello shopping. Tutte immagini diventate a pieno titolo emblema di questi primi scampoli di gennaio italiano, assieme a quelle su partenze-rientri in stazioni e aeroporti e sulle immancabili nuotate benaugurali di gruppo in acque livide con orgogliosi saluti alle telecamere. Di sicuro, attendendo conferme più concrete, l' assedio a negozi, outlet e centri vari, conforterà i protagonisti del grande sistema che ruota in diverse dimensioni attorno alla moda e all' abbigliamento in generale. Per loro da tempo questa non è più un' appendice vagamente folcloristica ma uno dei motori più potenti per fare cassa. Non a caso i saldi si sono moltiplicati nel corso dell' anno, cominciano molto prima, finiscono dopo e lasciano spesso aperte una o più porte. Saldi dunque nel senso di momento cruciale per il sistema e non di semplice nota di colore come quando, anni fa si guardava sorridendo all' apertura-porte del londinese Harrod' s e allo scatto di chi aveva bivaccato di notte in tenda per guadagnare la pole position. Evidente che stando così le cose, l' appuntamento abbia cambiato la sua antica ricetta, quella cioè di mettere in vetrina giacche, scarpe, vestiti, cappotti pescati da magazzini dimenticati con colori allucinanti e fogge improponibili. Certo in vetrina anche oggi non è tutto oro, però i saldi veri, di capi proposti a prezzi molto più cari soltanto prima di Natale, non mancano. Una dovuta correzione di tiro, visto che le "vendite speciali" così come erano chiamate in origine, stanno per compiere cento anni. La storia assegna a Macy' s, famoso grande magazzino di Manhattan, il debutto assoluto, quasi casuale nel 1913. Pare che la direzione avesse ecceduto nell' ordinare alcune tipologie di merce. Da lì la decisione, qualche mese dopo, di rimetterle in vendita a prezzo scontato con la dovuta pubblicità. Ma come si comportano, per quello che si sta vedendo in queste ore, i cacciatori di sconti? Ci sono i professionisti e i dilettanti. I primi non vanno mai a caso. Seguono un obiettivo, sanno se lo sconto è reale perché si sono preparati il terreno da tempo. I professionisti spesso agiscono in gruppo per presidiare diverse code contemporaneamente e sfuttare, essendo collegati spesso via cellulare, l' opzione più vantaggiosa. I saldi non sono soltanto dispendiosi dal punto di vista del portafoglio ma anche delle energie. Un vero professionista tiene acqua e barrette caloriche a portata di mano oltre che calzare scarpe comode, perchè si fanno chilometri. E il dilettante? E' quello che entra puntando su un abito grigio ed esce con un cappotto marrone.
«Corriere della Sera» del 3 gennaio 2010

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