21 febbraio 2010

Dalla porchetta a Google: l'arte di misurare la folla

di Andrea Galli
C’è chi sostiene che la tecnica di rilevamento più affidabile resti quella della porchetta.
Vuoi sapere quante persone sono passate per la via tal dei tali a sostegno dei campesinos di Cochabamba? Rivolgiti al venditore del chiosco piazzato in posizione strategica e avrai una risposta mediamente più affidabile di quella di manifestanti e questura. Troppo empirico si dirà. Ma neanche tanto, se si considera che un’associazione come Times Square Alliance, che si occupa della promozione dell’incrocio più famoso d’America, a New York, e che investe ogni anno 100 mila dollari per avere dati aggiornati sul fiume umano che lo attraversa – su cui poi è possibile tarare il costo dei cartelloni pubblicitari o fare lobbying presso l’amministrazione comunale per servizi più efficienti – dopo vari esperimenti ha affidato il compito ai russi. Non un team di specialisti, ma alcune dozzine di immigrati poveri provenienti dall’est Europa, inquadrati dalla Philip Habib Associates, una ditta di consulenza ingegneristica di New York, che, muniti di contatori manuali e piazzati agli angoli di Times Square, per pochi dollari l’ora contano passanti e bus di turisti, cercando di stilare delle medie attendibili. Perché, di fatto, un metodo infallibile per misurare folle disomogenee e in movimento non c’è.
Vero è che lo studio di modelli matematici dei flussi umani è in rapida evoluzione. E tuttavia, anche questi hanno bisogno di un punto d’appoggio empirico, per così dire: quello delle foto. Foto digitali sempre più precise, scattate da elicotteri, palloni aerostatici o satelliti. Più che la sconfessione, è insomma l’affinamento di un modello elaborato già alla fine degli anni ’60 da Herbert Jacobs, docente di giornalismo all’università di Berkeley, in California, che osservando dall’alto del suo studio i raduni degli studenti contro la guerra in Vietnam, in una piazza casualmente suddivisa in griglie, arrivò a formulare la regola aurea per la stima, su due piedi, della consistenza di una folla. E che ancora oggi viene insegnata nelle scuole di giornalismo Usa: calcolo dello spazio della superficie, suddiviso per zone di differente densità, tenendo presente che: un raggruppamento poco fitto prevede uno spazio di 10 piedi (3,04 metri) al quadrato per persona; un gruppo mediamente fitto, 4,5 piedi (1,36 metri) al quadrato per persona; una folla pigiata, 2,5 piedi (76 centimetri) quadrati a testa. Una regola che oggi trova un supporto in servizi come quelli messi a disposizione da Google – Google Earth, sopra tutti, e una sua specifica applicazione, Google Maps Area Calculator, che permette di calcolare l’area osservata – e che, ovviamente, nasce non per una questione di pignoleria, ma perché su questo tipo di dati si innescano scontri politici al calor bianco. Nel novembre 2008, dopo la cerimonia per l’elezione di Obama, il Washington Post dedicò una pagina per spiegare il modo in cui aveva stimato la cifra degli astanti – secondo le stime più attendibili, ottocentomila persone. Nel 2001, dopo la «marcia del milione» organizzata da Louis Farrakhan, leader della Nation of Islam, intervenne il Congresso per impedire alla polizia di divulgare le sue cifre – non più di quattrocentomila gli afroamericani che avevano sfilato per le vie di Washington – che avevano stavano causando una bagarre politica e minacce di cause giudiziarie.
Che il tema sia sensibile, in Usa come come altrove, lo testimonia la recente nascita in Spagna di un’associazione, Progetto Lynce, specializzata nel contare i partecipanti a raduni sindacali, politici, ecclesiali e quant’altro. Fondata da Juan Manuel Gutiérrez, psicologo sociale, si pone come riferimento per dirimere l’eterna guerra dei numeri e il caos delle cifre, offrendo i propri servizi a pagamento. Il tutto applicando un software sviluppato dalla stessa Lynce, che lavora su fotografie digitali ad altissima risoluzione, riprese in genere da un dirigibile, che sarebbe in grado fornire misurazioni con uno scarsissimo margine di errore. Finora ne hanno fatto le spese in tanti: dagli studenti scesi in piazza a Madrid nel marzo 2009 – 15 mila secondo i leader del movimento, 2040 secondo Lynce – alla manifestazione sindacale di un mese dopo, sempre a Madrid – 30 mila presenze secondo gli organizzatori, 5156 per Lynce –. Un piccolo bagno di realismo per tutti, insomma, contro la deriva del «chi la spara più grossa».
«Avvenire» del 21 febbraio 2010

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