24 febbraio 2010

Mosé e Gesù accusati di magia dai romani

di Ilaria Ramelli
Nel romanzo di Apuleio Le Me­tamorfosi, di cui parliamo in questo spazio ormai da qual­che settimana, la moglie del mu­gnaio – concentrato di accuse anti­cristiane – è infine accusata di ricor­so alla magia. Anche questa era un’accusa viva contro i cristiani all’e­poca, come è attestato soprattutto da Svetonio, che definisce il cristianesi­mo superstitio malefica, da Giustino, che difende i cristiani da questa ac­cusa e osserva che essa era già diretta contro Cristo, e da Celso, che ascrive la magia sia a Gesù sia ai cristiani. Ol­tre a molti altri testimoni di tale ac­cusa anticristiana, molto significati­vo per l’ambientazione africana nel II secolo (come quella apuleiana) è l’Ad uxorem di Tertulliano (2,4,5). Si tratta di una delle accuse che circo­lavano già contro i Giudei, e poi pas­sarono ai cristiani. In Celso questa imputazione anticristiana non viene solo dai pagani, ma dal giudeo intro­dotto dal polemista nella sua opera.
Testi rabbinici confermano infatti l’accusa di magia contro Gesù. La coincidenza tra le accuse alla moglie del mugnaio in Apuleio e quelle che erano diffuse contro i cristiani all’e­poca indicano che Apuleio volle pre­sentare la parodia di una donna cri­stiana. Anche il ritratto negativo di E­miliano nella sua Apologia o De ma­gia (56) sembra rivelare allusioni al cristianesimo. Egli è accusato di atei­smo, tanto da essere soprannomina­to «Mezenzio», in quanto non vene­rava le divinità tradizionali, non fre­quentava templi né offriva sacrifici.
Non mostrava simboli sacri nella sua casa o proprietà e considerava l’adoratio degli dèi come un nefas (cosa «nefasta», ovvero empia o illecita). Lo stesso comportamento è detto carat­teristico di alcuni altri, che possono essere stati cristiani anch’essi. L’ac­cusa di ateismo – dicevo – era tipica­mente anticristiana, attestata già nel I secolo sotto Domiziano (e forse già sotto Nerone con l’editto di Naza­reth) e nel II secolo da Giustino, che la confuta. Ancora nel II secolo sia i cristiani sia gli epicurei erano accu­sati di essere atei, come attesta Lu­ciano, anche se gli epicurei non ne­gavano l’esistenza degli dèi e non professavano una superstitio illicita.
Questi «atei» erano ritenuti respon­sabili della rottura della pax deorum.
Ciò emerge anche dalle accuse di au­tori pagani come Elio Aristide e dalle risposte degli apologisti, specie Ter­tulliano, che confuta l’accusa e la ri­torce contro i pagani. Inoltre, Emilia­no è soprannominato «Caronte» per la diritas del suo volto e del suo ani­mo. Ora, mi sembra notevole che l’accusa di tristitia, nell’espressione del volto e nell’animo, era una tipica accusa anticristiana dalla seconda metà del I secolo in poi, come ho di­mostrato su Invigilata Lucernis nel 2001. Emiliano è anche lucifugus, al­tra accusa anticristiana attestata da Minucio Felice. Apuleio dice che E­miliano era più contento di sentire l’altro suo soprannome derivato dal disprezzo per gli dèi: un cristiano sa­rebbe stato felice di sentirsi ricordare il suo disprezzo per gli dèi pagani. In Apologia 90 è anche possibile che il nome di Gesù fosse citato tra quello di alcuni maghi, accanto a Moses e Iohannes. Mosé era spesso descritto come un mago; i giudei stessi erano accusati di magia dai pagani, come è ampiamente attestato. In Plinio, co­me in Apuleio, Mosé è citato insieme a Ianne, che altre fonti associano a Iambre. Mosé, Ianne e Iambre sono citati nella seconda lettera a Timoteo (3,8) e in Numenio, come Apuleio un medioplatonico che conosceva la Bibbia. Apuleio citava forse Gesù ac­canto a Mosè e Ianne. Al sentire que­sti nomi, il suo pubblico incominciò a strepitare. Egli dice anche di aver letto libri su questi «maghi» in biblio­teche pubbliche. Aveva accesso an­che a testi biblici? Già nella prima età imperiale la conoscenza della Bibbia è attestata tra i pagani (l’autore del Sublime, Numenio, Celso, Porfirio ... ma forse già Petronio e Caritone).
«Avvenire» del 23 febbraio 2010

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