18 marzo 2010

L’irrilevanza dei letterati in Italia

di Massimiliano Parente
Quanto è rispettato uno scrittore oggi? Dove andrebbe Pasolini oggi, per esempio a presentare un film o un libro, se dovesse andare in televisione come ci andava nell’era democristiana, quarant’anni fa? Da Vespa, a parlare di Berlusconi? Da Santoro, a parlare contro Berlusconi? A Ballarò, per dire che non si parla di Berlusconi?
All’Isola dei famosi sicuramente no, anche perché il famoso Denis Alan si chiederebbe, come ha chiesto a Sandra Milo aggrottando le sopracciglia: «Pasolini chi?». Ci voleva l’acqua torbida di alghe di un’isola e la cartina tornasole del sole del Nicaragua per rispecchiare l’andazzo generale, per mostrarci l’ultima spiaggia dell’intelligenza e l’arroganza dell’ignoranza. Bisognerà, alla fine, ringraziare Simona Ventura per l’esperimento, per aver imbastito il triste reality del più grande scrittore italiano vivente, Aldo Busi, sulla più piccola isola di italiani ignoranti viventi, ancorché famosi, per carità, dove l’ultimo tronista rimbecca lo scrittore: «Ao asmetti da scrive’ libbri, asmetti da legge’». D’altra parte, la televisione generalista è un circolo chiuso dove o si balla o si canta o è politica o è calcio o è reality, i libri sono ridotti in pillole. E tutto questo malgrado chiunque, prima o poi, se ne esca con un romanzo, specie se famoso per altro, da Daria Bignardi a Vinicio Capossela a Walter Veltroni e non si capisce bene per darsi quale allure, visto che la cultura conta zero. O forse proprio questa è la ragione, un libro vale l’altro, e allora perché no? A proposito di Zero eccone un altro sull’isola del niente, un giovane Zero, biglietto da visita «figlio di papà» (una volta era un insulto, invece questi si presentano con i papà stampati sulle magliette), a rimbeccare lo scrittore «Avessi scritto tu quello che ha scritto mio padre... ». D’accordo, Aldo Busi sarà pure un rompicoglioni, e sarà pure ormai vedova di se stesso, e ci si sarà pure infilato lui lì, complice e autoilluso e forte dei suoi lustrini più che dei suoi capolavori, sicché è inutile che stia lì a sbraitare (cosa gli avevano detto, che c'erano Dante, Shakespeare, Gadda, Flaiano e Sterne?). Ma, si capisce, se anche ci fosse stato Leopardi lo avrebbero deriso per la gobba dandogli dello sfigato (come è successo nella trasmissione Il più grande italiano di Fachinetti, ex isolano anche lui), e paghiamo il canone per dare da mangiare a queste nullità.
Giordano Bruno Guerri era stato ottimista, pensando che Busi avrebbe portato la cultura in televisione, mentre è avvenuto il contrario, la televisione ha portato l’ignoranza intorno allo scrittore. E non solo intorno allo scrittore. Ai famosiperniente non frega niente di niente e di nessuno, non dico dei romanzi dello scrittore, ma neppure di fare una domanda, dico una, alla vispissima settantasettenne Sandra Milo, tipo un «com’era lavorare con Fellini?». Come nella narrativa che scala le classifiche, dietro non c’è nulla, esiste solo il presente. Intanto in studio, su Raidue, al pomeriggio, imperversano i dibattiti. Il tronista Interrato difende il tronista Mastrocoso maltrattato dallo scrittore: «Capirei ci fosse stato Veronesi o Dulbecco, ma uno scrittore non dà nulla all’umanità», papale papale, e intorno non vola un mosquito, nessuno risponde al tronista, perché sul piano della famosità vince chi è famoso perché sta in televisione, non perché è famoso per qualcosa, e quindi il famosoperniente è più popolare perché più furbo nel paese del «fatti furbo».
Se ai vostri figli chiederete cosa vogliono fare da grandi risponderanno: «Essere famosi», quindi mandateli dalla Ventura, mandateli sull’Isola, mandateli dalla De Filippi, mandateli al Grande Fratello, mandateli affanculo e asmettete da falli legge’, asmettete da falli studia’, anzi, per favore, voi del governo, vietate per legge la letteratura, proibitela di fatto. Solo Barbara Alberti, scrittrice, in collegamento da Roma, rinchiusa in una scatola, protesta eroicamente contro Interrato («un giorno ci spiegherà cosa dà lui all’umanità») ma nessuno la sente perché, come cantano i Talking Heads citati non a caso in epigrafe di American Psycho di Bret Easton Ellis, quando tutto andava a catafascio, nessuno ci faceva tanto caso.
«Il Giornale» del 18 marzo 2010

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