28 maggio 2010

Guida al tema perfetto (1)

di Giuseppe Tesorio

In fondo bastano poche regole

  • Dopo avere raccolto le idee, rileggi e organizza i tuoi appunti: elimina i "doppioni", semplifica i concetti ripetuti o "contorti", unisci in un solo concetto idee molto simili tra loro. Tieni accanto al foglio del testo un altro foglio bianco nel quale scriverai, sotto forma di appunto veloce, qualunque idea pertinente ti venga alla mente. Soltanto in un secondo momento darai ordine e corretta forma espositiva a queste idee. Individua alcune idee dominanti, dalle quali dovrai farne dipendere altre.
  • Nell'esposizione, non abusare di espressioni quali A mio parere..., Secondo me.. ed altre simili, che risultano ovvie e inutili: è evidente infatti che ciò che stai scrivendo è frutto del parere di chi scrive.
  • Quando si costruisce una frase, o un periodo, un capoverso, occorre che tutto risulti chiaro, corretto e organizzato intorno all’argomento principale. E’ preferibile esprimere il contenuto sotto forma di argomenti distinti, opportunamente legati tra di loro. Ordinare significa disporre in sequenza i singoli argomenti in base a una precisa logica di successione. Si tratta cioè di stabilire i rapporti di precedenza e di conseguenza che intercorrono fra i vari argomenti in rapporto all’importanza.
  • Cominciamo le frasi con soggetto e verbo. Una frase può anche essere molto lunga, ma risulta comunque chiara quando soggetto e verbo anticipano subito tema e significato. Rispettare una corretta sequenza logica di esposizione e realizzare uno sviluppo progressivo degli argomenti. I concetti generali devono arrivare prima di quelli particolari, i concetti elementari prima di quelli da essi derivati.
  • Ogni parola deve avere il suo posto preciso. Se la ripetiamo per dare enfasi, facciamolo consapevolmente e a ragion veduta. Scegliamo parole comuni e quotidiane in contesti nei quali normalmente non vengono usate. Le parole più importanti è meglio metterle all'inizio della frase, oppure alla fine. Il punto fermo è come un segnale di stop. Cerchiamo sempre di essere concreti.
  • Preferiamo sempre i verbi ai sostantivi, usiamoli alla forma attiva e abbondiamo con gli infiniti, pieni di forza, di azione e di energia. Risparmieremo molte parole inutili e metteremo sempre in evidenza il soggetto. Privilegiare i verbi rispetto ai sostantivi. Attenzione agli avverbi. Troppo spesso diluiscono il significato del verbo e gli impediscono di sprigionare tutta la sua forza. Cerchiamo, quando è possibile, immagini originali. Cerchiamo nel dizionario dei sinonimi, controlliamo dizionari, facciamo citazioni.
  • Attenzione agli esempi: il numero degli esempi che si utilizzano è molto importante: uno spiega, due divide, tre contestualizza, e con quattro siamo all'inventario.
  • In un saggio "breve" scritto a scuola, non è tanto importante mostrare tutto quel "che si sa" (che si è trovato sull'argomento), quanto piuttosto "dire bene" quel che si sa. I materiali vengono dati con le tracce dei temi, quindi tutte le informazioni vengono già fornite, ma queste non devono semplicemente essere trascritte sul foglio, altrimenti si fa saggio di ricopiatura.
  • Il ritmo di un testo è dato in gran parte dalla varietà della lunghezza delle frasi. Le frasi lunghe trascinano rapidamente il lettore verso la comprensione e per questo devono essere perfette in quanto a scorrevolezza, chiarezza e fluidità. Le brevi gli impongono una sosta. Eliminare quelle espressioni che allungano il testo: sembra che, si potrebbe affermare, appare che….
  • Rallentare il ritmo dell'informazione aiuta la comprensione. Se la frase è breve, il lettore si muove più piano. E si prende tutto il tempo necessario per pensare, assimilare, confrontare, imparare.
  • Il paragrafo finale deve chiudere il testo in maniera naturale, senza sbrodolare o girare come una trottola giunta alla fine della sua carica, e senza lasciare nulla in sospeso.
«Il Corriere della Sera» del 28 maggio 2010

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