14 maggio 2011

E. Montale, Cigola la carrucola del pozzo (Baldi)

Metro: endecasillabi con rime e assonanze. Il v. 7 è spezzato in un settenario e in un quinario


di Baldi-Giusso-Razetti-Zaccaria

Dal testo alla storia. Dalla storia al testo. Volume III, tomo secondo/b, edizione gialla, pp. 812 ss.

Cigola la carrucola del pozzo,
l'acqua sale alla luce e vi si fonde.
Trema un ricordo nel ricolmo secchio,
nel puro cerchio un'immagine ride.
Accosto il volto a evanescenti labbri:
si deforma il passato, si fa vecchio,
appartiene ad un altro …
bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb Ah che già stride
la ruota, ti ridona all’atro fondo,
visione, una distanza ci divide.




NOTE
1. la carrucola: la ruota (cfr. v. 8) con la scalanatura in cui scorre una fune o una catena, al termine della quale si aggancia il secchio per attingere acqua dal pozzo.
2. Trema ... ricordo: il ricordo evoca l’immagine di un volto sulla superficie dell’acqua tremolante.
3. evanescenti labbri: labbra incorporee e inafferrabili, in quanto si sono formate, per effetto di pura suggestione evocativa, sulla superficie dell’acqua, nel puro cerchio del ricolmo secchio.
4. appartiene ... altro: il passato inafferrabile è estraneo come se appartenesse ad un altro.
5. ti ridona: ti riporta, ti restituisce.
6. atro: buio, oscuro (è aggettivo tipicamente arcaico e letterario).
7. una distanza: quella prodotta dal tempo, che precipita immediatamente, non riuscendo a trattenere il ricordo.

ANALISI DEL TESTO
Fra i grandi temi della poesia montaliana c’è quello della memoria, crudele per la dolorosa impossibilità di ridare vita al ricordo di cose e persone care. Il trascorrere del tempo ha prodotto delle amputazioni alle quali non si può porre rimedio (cfr. anche Non recidere, forbice, quel volto). La speranza di recuperare il passato, per attingervi conforto e consolazione (resa qui dall’immagine del «pozzo»), risulta quindi inutile, come conferma il movimento illusione-delusione esemplificato da questi versi.
v. 1: Il verbo «Cigola», in apertura, dà l’idea di un rumore acuto e intenso, reso quasi percepibile dalle consonanti doppie di «carrucola» e di «pozzo» (oltre che amplificato, in una specie di cassa di risonanza, dai due termini sdruccioli, assonanzati fra di loro).
v. 2: Il movimento di risalita sembra promettere gioia e liberazione, rese dalla fusione di immagini limpide e luminose come quelle dell’«acqua» e della «luce». Hanno commentato Giorgio Bàrberi Squarotti e Stefano Jacomuzzi: «si uniscono qui perfettamente descrizione oggettiva e simbolo: l’immagine stupenda di luce e il senso ora gioioso e luminoso del ricordo che sorge dalla memoria».
v. 3: L’oscillante e impalpabile riaffiorare del ricordo è reso dal verbo «Trema», mentre la paronomasia «ricordo» / «ricolmo» suggerisce la possibilità di una piena riappropriazione e soddisfazione.
v. 4: Balena «un’immagine» di pura felicità, nitidamente circoscritta nella perfezione della figura geometrica.
v. 5: Ma il tentativo di appropriarsene appare irrimediabilmente destinato al fallimento, nel contrasto fra la reale fisicità del gesto («Accosto il volto») e l’incorporea irrealtà dell’immagine («evanescenti labbri»). Collocato nell’esatta metà del componimento, è questo un verso-cerniera, che introduce al rapido mutare della prospettiva nella seconda parte. Su un piano più propriamente figurativo, Montale sembra fondere, pur cancellandone ogni traccia e rielaborandole in chiave del tutto originale, le suggestioni di antichi racconti mitologici: l’episodio di Narciso, che annegò nella fonte dopo aver cercato di abbracciare la sua immagine riflessa, di cui si era innamorato; il supplizio di Tantalo, condannato a non poter soddisfare la fame e la sete da cui era tormentato.
vv. 6-7: Lo svanire del ricordo corrisponde al deformarsi e all’allontanarsi del «passato», rispetto al quale il poeta si sente irrimediabilmente diverso ed estraneo, incapace di ricostruire una perduta identità: «appartiene ad un altro ... ». La spezzatura del verso in due emistichi, evidenziati anche graficamente dalla loro collocazione su linee diverse, corrisponde a una più profonda frattura, che separa il soggetto da ogni speranza. Il rammarico espresso dall’interiezione segna un’inversione del movimento - il ridiscendere del secchio -, che cancella il ricordo e lo rinchiude per sempre nel buio del pozzo (la zona oscura e oramai sepolta dell’esistenza, alla quale il poeta si era illuso per un momento di poterlo strappare). L’espressione «stride / la ruota» («già» indica il compiersi di un evento irrevocabile) corrisponde a «Cigola la carrucola» del primo verso, ma, oltre a rovesciarne il significato, accentua il suono "stridente" del verbo in un senso più cupo, che, svolgendosi attraverso l’enjambement nel verso successivo, si conclude con l’immagine dell’«atro fondo» (simbolo della morte, reso più espressivo e incisivo dall’aggettivo raro e poetico, con allitterazione tr rispetto a «stride»).
v. 9: Il vocativo «visione» è pronunciato quasi senza emozioni, con la rassegnazione ad un destino che separa crudelmente l’uomo anche dalle sue memorie più care, per la «distanza», incolmabile, prodotta dal tempo trascorso.
Il verbo «stride» separa nettamente, in questo senso, gli opposti campi semantici della rappresentazione, indicati dalle rime «ride» (l’illusione di un momento di gioia) e «divide» (l’ineluttabilità della perdita definitiva). Altre rime e consonanze con valore antitetico sono «vi si fonde» / «fondo», «ricolmo secchio» / «passato ... vecchio» (mentre «stride» è solidale con «divide»).


Postato il 14 maggio 2011

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie

Anonimo ha detto...

Analisi perfetta!