11 febbraio 2012

La ricerca EU Kids Online

Principali risultati

Questo report presenta i risultati di una ricerca innovativa e unica nel suo genere, disegnata e condotta dalla rete EU Kids Online network nel rispetto di standard rigorosi. Il progetto è stato finanziato dal Safer Internet Programme della Commissione Europea con l’obiettivo di fornire una solida base di dati empirici alle istituzioni che promuovono la sicurezza online.
- A partire da un campionamento casuale stratificato, 25,142 di età compresa tra i 9 e i 16 anni, fruitori di internet, e altrettanti genitori (uno per ragazzo), sono stati intervistati tra la primavera e l’estate del 2010 in 25 paesi europei.
- L’indagine ha esplorato i principali rischi di internet: pornografia, bullismo, ricezione di messaggi a sfondo sessuale, incontri sia virtuali che faccia a faccia con persone conosciute online, diffusione e fruizione di UGC (User Generated Content) potenzialmente dannosi, uso improprio di dati personali.
- In questo rapporto, il termine “ragazzi” si riferisce a bambini e adolescenti di età compresa tra i 9 e i 16 anni che utilizzano internet e che risiedono nei 25 paesi europei coinvolti nella ricerca. Con “utilizzo della rete” intendiamo l’accesso a internet in qualsiasi contesto e da qualsiasi tipo di piattaforma. Usi di internet e attività online L’uso di internet è profondamente radicato nelle vite quotidiane dei ragazzi: il 93% dei ragazzi fra i 9 e i 16 anni va online almeno una volta alla settimana (il 60% tutti i giorni o quasi). I bambini cominciano a usare internet sempre prima – l’età media in cui si inizia a andare online è 7 anni in Danimarca e Svezia, 8 negli altri paesi nordici, e 10 in Grecia, Italia, Turchia, Cipro, Germania, Austria e Portogallo. In tutti i paesi europei, un terzo dei bambini di 9 e 10 anni e più dei due terzi (l’80%) dei quindici-sedicenni usano internet quotidianamente. In Italia il 60% dei ragazzi usa internet tutti i giorni o quasi.
- I contesti di accesso e uso di internet più comuni sono il contesto domestico (87%), e scolastico (63%). Ma l’accesso a internet si sta diversificando – il 49% dei ragazzi (ma il 62% dei ragazzi italiani) lo usa in camera propria e il 33% accede a internet tramite telefono cellulare o smart phone. L’accesso a internet da un device mobile è una pratica diffusa fra un ragazzo su cinque in Norvegia, Regno Unito, Irlanda e Svezia, ma riguarda solo il 9% dei ragazzi italiani.
- I ragazzi svolgono molte attività online potenzialmente vantaggiose: i ragazzi europei dai 9 ai 16 anni usano internet per i compiti (85%), per giocare (83%), per guardare video (76%) e comunicare con i propri amici nei programmi di messaggistica istantanea (62%). Una percentuale inferiore condivide online immagini (39%) o messaggi (31%), usa una webcam (31%), accede a siti di condivisione di files (16%) o blog (11%).
- Il 59% dei ragazzi fra i 9 e 16 anni ha un profilo su un sito di social network - 26% dei bambini di 9-10 anni, 49% degli 11-12enni, 73% dei 13-14enni e 82% dei 15-16enni. I siti di social network sono più popolari nei Paesi Bassi (80%), in Lituania (76%) e Danimarca (75%), mentre sono meno diffusi in Romania (46%), Turchia (49%) e Germania (51%). Il 57% dei ragazzi italiani ha un profilo su un sito di social network.
- Il 26% di chi usa i siti di social network ha un profilo pubblico; la percentuale è più alta in Ungheria (55%), Turchia (46%) e Romania (44%); la percentuale di chi ha un profilo pubblico è del 35% in Italia. Il 29% dei ragazzi europei (il 34% dei ragazzi italiani) che hanno un profilo in un sito di social network ha più di 100 contatti, ma molti ne hanno meno.
- Il 43% degli utenti di siti di social network mantiene un profilo privato, visibile solo agli amici. Il 28% afferma di avere un profilo parzialmente pubblico, visibile anche a amici degli amici e alle reti di appartenenza. In particolare, il afferma di avere un profilo pubblico così che tutti possano vederlo.

Competenze e alfabetizzazione digitale
- Ci sono alte probabilità che un maggiore uso faciliti l’alfabetizzazione digitale e l’acquisizione di competenze che favoriscono usi sicuri della rete. Un terzo dei ragazzi di età compresa fra i 9 e i 16 (36%) dichiara che l’affermazione “so più cose io su internet rispetto ai miei genitori” è ‘molto vera’, un terzo (31%) dice che è ‘abbastanza vera’ e un terzo (33%) dice che ‘non è vero’. I ragazzi italiani hanno meno competenze nell’uso di internet rispetto alla media dei coetanei europei.
- I bambini più piccoli tendono a avere meno competenze e a sentirsi meno sicuri nella navigazione. Tuttavia, la maggior parte dei ragazzi di 11-16 anni è in grado di bloccare contatti indesiderati (64%) o trovare online informazioni e consigli per la navigazione sicura (64%). Circa la metà sa modificare le impostazioni di privacy del profilo in un sito di social network (56%), confrontare siti internet per giudicarne la qualità (56%) e bloccare lo spam (51%).

Rischi e danni della rete
I rischi non si traducono necessariamente in esperienze dannose, come affermano i ragazzi intervistati. Ai ragazzi che usano internet è stato chiesto se e quali rischi abbiano incontrato online, e in che misura siano stati infastiditi da questi, dove l’essere infastiditi è stato definito come qualcosa che “ti ha fatto sentire a disagio, turbato, o qualcosa che pensi che non avresti dovuto vedere”. I risultati variano in base all’età e al sesso dei ragazzi, alla tipologia di rischio e da un paese all’altro. Per questi motivi bisogna essere prudenti nel generalizzare l’incidenza dei rischi di internet nei diversi paesi europei.
- Il 12% dei ragazzi europei dichiara di essere stato infastido o turbato da qualcosa visto su internet. Fra quanti hanno dichiarato di essere stati infastidiiti o turbati, c’è il 9% dei ragazzi tra i 9 e i 10 anni. Tuttavia, la maggior parte dei ragazzi che usano internet non riferisce di aver provato fastidio o essere stato turbato online.
- Le situazioni o i contenuti rischiosi non sono necessariamente percepiti e vissuti come dannosi o negativi. Ad esempio, l’esposizione a contenuti sessuali o la ricezione di messaggi sessuali è diffusa fra circa il 12% del campione, ma tali esperienze non sono considerate dannose se non da una minima parte dei ragazzi che le hanno sperimentate.
- Al contrario, essere vittima di bullismo online attraverso la ricezione di messaggi sgradevoli o offensivi è un rischio poco diffuso, che riguarda solo il 6% dei ragazzi, ma ha maggiori probabilità di turbare la loro sensibilità.
- L’8% dei ragazzi ha incontrato faccia a faccia persone conosciute online; tuttavia, solo sporadicamente simili episodi generano conseguenze negative sui soggetti protagonisti.
- I maschi, e in particolare gli adolescenti, sono più esposti a immagini a sfondo sessuale, mentre le ragazze hanno una maggiore probabilità di ricevere messaggi sgradevoli e offensivi. Le ragazze tendono a essere generalmente più turbate dai rischi incontrati online.
- La ricerca ha indagato una varietà di rischi online, dettagliati in seguito. Se si guarda all’insieme dei rischi esplorati dalla ricerca, il 41% del campione si è imbattuta in uno o più contenuti o contesti d’interazione potenzialmente pericolosi.
- L’esposizione ai rischi cresce con il crescere dell’età: il 14% dei bambini di 9 e 10 anni hanno incontrato uno o più rischi online, contro il 33% dei ragazzi di 11 e 12, il 49% dei 13-14enni e il 63% dei 15-16enni.

Pornografia
- Il 14% dei ragazzi dai 9 ai 16 anni (il 7% dei coetanei italiani) dichiara di aver visto su internet nell’ultimo anno immagini “a sfondo sessuale – per esempio, che mostrano persone nude o che hanno rapporti sessuali.”
- Un terzo dei ragazzi che hanno visto immagini a sfondo sessuale o pornografiche è rimasto infastidito da quest’esperienza; la metà di quanti si sono dichiarati infastiditi era abbastanza o molto turbato da quello che ha visto. In Italia, i ragazzi in fastidi o turbati da immagini sessuali sono il 2% del campione, il 26% di quanti hanno visto immagini pornografiche online.
- Se consideriamo tutte le piattaforme mediali, il 23% dei ragazzi europei (il 12% dei ragazzi italiani) dichiara di aver visto contenuti a sfondo sessuale o pornografici negli ultimi 12 mesi – internet è ora una fonte di contenuti pornografici al pari di televisione, film e video.
- Gli adolescenti vedono contenuti pornografici online e offline quattro volte più spesso dei bambini, e le immagini a sfondo sessuale che vedono online sono generalmente più esplicite. Ma i bambini sono più turbati dalle immagini online a sfondo sessuale di quanto non siano gli adolescenti.
- Il 53% dei ragazzi europei che sono rimasti infastiditi dopo aver visto immagini a sfondo sessuale online ne ha parlato con qualcuno – il 33% l’ha detto a un amico, il 25% a un genitore. Tuttavia, il 25% ha semplicemente smesso di usare internet per un po’ e pochi hanno modificato le impostazioni di filtro o di contatto.

Bullismo
- Per quanto riguarda il cyberbullismo, il 6% dei ragazzi europei fra i 9 e i 16 anni (e il 2% dei coetanei italiani) ha ricevuto online messaggi sgradevoli e offensivi, e il 3% ha inviato ad altri messaggi di questo tipo. Oltre la metà di coloro che hanno ricevuto messaggi sgradevoli e offensivi hanno dichiarato di essere stati abbastanza o molto turbati da quest’esperienza.
- Considerato che il 19% dei ragazzi è stato vittima di atti di bullismo online o offline (mentre solo è 6% è stato vittima di cyberbullismo), e il 12% ha compiuto atti di bullismo on- o offline a danni di un coetaneo (contro il 3% di chi ha computo atti di cyberbullismo) nell’ultimo anno, il bullismo sembra essere un fenomeno più diffuso offline che online.
- La maggior parte dei ragazzi che è stata vittima di bullismo online ha chiesto supporto alle proprie reti sociali: solo un quarto dei ragazzi non ne ha parlato con nessuno. Più della metà ha anche adottato strategie di difesa online – come cancellare i messaggi offensivi, o bloccare il bullo. Quest’ultima misura viene ritenuta particolarmente efficace dai ragazzi.

‘Sexting’
- Il 15% dei ragazzi di età compresa fra gli 11 e i 16 anni (il 4% dei ragazzi italiani) ha ricevuto da coetanei “messaggi o immagini a sfondo sessuale” e il 3% (l’1% in Italia) ha dichiarato di aver inviato o pubblicato online messaggi di questo tipo.
- Fra quanti hanno ricevuto tali messaggi, un quarto (il 26% in Italia) dichiara di esserne stato infastidito. La metà di quest’ultimi inoltre, ha riferito di essere rimasto abbastanza o molto turbato da quest’esperienza. Quindi, complessivamente, il 12,5% dei ragazzi che hanno ricevuto messaggi a sfondo sessuale, circa il 2% di tutti i ragazzi, sono rimasti abbastanza o molto turbati dal sexting.
- Fra i ragazzi che sono stati turbati dal ‘sexting’, oltre un terzo ha bloccato la persona che ha inviato messaggi sessuali (40%) o ha cancellato i messaggi indesiderati (38%) Nella maggior parte dei casi il ragazzo ha dichiarato che queste azioni lo hanno aiutato a risolvere la situazione. Strategie di risposta costruttive come quelle appena citate andrebbero quindi promosse fra i minori.

Incontrare offline persone conosciute online
- Il rischio più comune riportato dai giovani internauti è l’interazione con persone mai incontrate offline. Il 30% dei ragazzi europei di età compresa fra i 9 e i 16 che usano internet (e il 27% dei coetanei italiani) ha dichiarato di aver comunicato in passato con qualcuno che non hanno mai incontrato faccia a faccia; un’attività che può anche essere percepita come divertente ma che è potenzialmente rischiosa.
- Incontrare offline persone conosciute online è molto più raro. Nell’ultimo anno, il 9% dei ragazzi europei (il 4% dei ragazzi italiani) ha incontrato offline qualcuno conosciuto online. L’1% di tutti i minori (vale a dire un ragazzo su nove fra quanti hanno incontrato offline persone conosciute online) dichiara di essere stato infastidito da quest’incontro.
- I bambini di 9 e 10 anni hanno meno possibilità di incontrare faccia a faccia qualcuno conosciuto online, ma è più facile che ne siano infastiditi (il 31% dei bambini che ha partecipato a incontri con contatti online dichiara di esserne rimasto infastidito).

Altri rischi
- Il secondo rischio più diffuso è l’esposizione a contenuti generati dagli utenti potenzialmente dannosi. Il 21% dei ragazzi europei di età compresa fra gli 11 e i 16 anni (il 18% dei coetanei italiani) ha avuto contatto con uno e più tipi di UGC potenzialmente pericolosi: contenuti che incitano all’odio (12%), all’anoressia (10%), a forme di autolesionismo (7%), al consumo di sostanze stupefacenti (7%), al suicidio (5%).
- Il 9% dei ragazzi fra gli 11 e i 16 anni (il 6% in Italia) è stato vittima di un uso improprio dei propri dati personali online – uso non autorizzato della propria password (7%) o delle proprie informazioni personali (4%), o sono stati vittime di truffe online (1%).
- Il 30% dei ragazzi (il 17% dei ragazzi italiani) fra gli 11 e i 16 anni dichiara di aver sperimentato ‘spesso’ o ‘molto spesso’ una o più esperienze connesse a usi eccessivi della rete (ad esempio trascurare gli amici, la scuola o perdere ore di sonno).

Differenze cross-nazionali
- Comparando i dati raccolti nei diversi paesi, emerge come in Estonia, Lituania, Norvegia, Repubblica Ceca e Svezia, circa i due terzi dei ragazzi si siano imbattuti in una o più situazioni rischiose nel corso delle loro pratiche di navigazione. Una più bassa incidenza di rischi si riscontra invece in Portogallo, Italia e Turchia.
- Ad essere maggiormente infastiditi o turbati da esperienze online sono i ragazzi danesi (28%), estoni (25%), norvegesi e svedesi (23%) e rumeni (21%). Le percentuali più basse di danni effettivi si riscontrano invece in Italia (6%), in Portogallo (7%), e in Germania (8%).
- Un confronto trasversale dei dati rivela che l’incidenza dei rischi online aumenta all’aumentare del tasso di diffusione della rete tra i ragazzi. Tuttavia, un maggiore utilizzo porta anche maggiori opportunità e, indubbiamente, benefici più consistenti.
- In paesi come la Lituania, la Repubblica Ceca, l’Estonia, la Francia e la Svezia, i ragazzi svolgono sulla rete un numero di attività superiore alla media dei 25 paesi europei analizzati; al contrario, un utilizzo più povero di internet si riscontra in Turchia e in Irlanda. In altre parole, l’uso di internet porta con sé sia opportunità che rischi, e non è affatto semplice tracciare una linea di demarcazione tra le occasioni positive e quelle potenzialmente dannose che la rete offre costantemente ai suoi fruitori.

Consapevolezza dei genitori
- Accade molto spesso che i genitori non siano consapevoli dei rischi sperimentati dai propri bambini.
- Il 40% dei genitori i cui figli dichiarano di aver visto immagini a sfondo sessuale, esclude che i propri ragazzi si siano imbattuti in simili situazioni. In Italia (e in Portogallo) la percentuale sale al 54% e risulta la più alta tra tutti i paesi.
- Il 56% dei genitori i cui bambini hanno ricevuto messaggi offensivi online, non ne è a conoscenza; anche in questo caso in Italia la percentuale supera la media europea e si attesta al 81%.
- Nel caso dei ragazzi destinatari di messaggi sessuali, il 52% dei genitori esclude che la navigazione online dei propri figli sia stata disturbata da esperienze di questo tipo; in questa tipologia di rischi, l’abitudine alla condivisione dell’esperienza appare più diffusa in Italia e la percentuale di genitori inconsapevoli non supera in questo caso il 48%.
- Infine, il 61% dei genitori di ragazzi che hanno incontrato faccia a faccia persone conosciute online, ignora quanto sperimentato in prima persona dai propri figli. In Italia la percentuale di genitori inconsapevoli che i propri figli abbiano incontri con per sone conosciute online sale al 67%.
- Sebbene l’incidenza di questi rischi riguardi sempre una minoranza, il livello di sottovalutazione e inconsapevolezza dei genitori non è affatto trascurabile.

La mediazione parentale
- A molti genitori capita di farsi raccontare dai propri figli ciò che fanno su internet (70%) e di accompagnarli durante la navigazione (58%). Tuttavia, dalle risposte dei ragazzi emerge che il 13% dei genitori non ha attivato alcuna strategia di mediazione tra quelle esplorate nel questionario.
- Più di metà dei genitori ha agito in maniera positiva suggerendo ai propri figli come comportarsi con i propri contatti online (56%), parlando delle situazioni che possono turbarli (52%) o di quelle che già li hanno infastiditi (36%).
- Il 90% dei genitori dichiara di limitare alcune attività online dei propri figli, come la diffusione dei loro dati personali (85%), l’uploading (63%) e il downloading (57%).
- Solo il 50% dei genitori monitora ex post i percorsi di navigazione dei propri ragazzi; se confrontato con strategie attive di mediazione, come suggerimenti volti a promuovere la sicurezza della navigazione o limitazioni nelle attività svolte online, tale comportamento risulta in assoluto il meno diffuso tra i genitori europei.
- Risulta inoltre scarsamente diffusa l’abitudine all’uso di strumenti tecnici per la sicurezza: solo il 28% dei genitori blocca o filtra siti web e il 24% adopera software in grado di tracciare i percorsi di navigazione dei propri figli.  Sia i ragazzi che i genitori considerano utile la mediazione parentale, specialmente quelli di età compresa tra i 9 e i 12 anni.
- Molti genitori (85%) si sentono sicuri e capaci di aiutare i propri figli nel caso in cui questi si imbattano in situazioni spiacevoli in rete. I genitori dimostrano inoltre una discreta fiducia nelle capacità di autodifesa dei ragazzi (79%) e il 15% dichiara di aver mutato le proprie strategie di mediazione a seguito di esperienze negative dei figli.
- Il 68% dei ragazzi ritiene che i propri genitori sappiano molto o abbastanza delle loro attività sul web. Tuttavia, il 28% dichiara di ignorare talvolta i consigli dei propri genitori e l’8% di ignorarli completamente.
- Meno della metà dei ragazzi (44%) ritiene che la mediazione dei propri genitori limiti le loro attività sul web, e l’11% reputa che queste limitazioni siano consistenti. In alcuni paesi come la Turchia, l’Irlanda e la Bulgaria, i ragazzi si sentono maggiormente vincolati nell’esplorazione della rete rispetto a quanto dichiarato dai loro coetanei ungheresi e olandesi. Il 15% dei bambini vorrebbe che i propri genitori facessero di più, mentre il 12% preferirebbe una mediazione parentale più lieve.
- Molti genitori (73%) ritengono largamente improbabile che i propri figli possano imbattersi in situazioni spiacevoli nei sei mesi successivi alla somministrazione del questionario.

Altre fonti di consigli sulla sicurezza
- Quasi la metà dei bambini intervistati dichiara che i propri insegnanti sono interessati alle loro attività online, e nel 73% dei casi questo interessamento ha preso la forma di una mediazione attiva.
- Le differenze d’età sono degne di nota: il coinvolgimento degli insegnanti è inferiore tra i bambini di 9-10 anni.
- Ci sono notevoli variazioni nazionali nel ruolo svolto dagli insegnanti: il massimo coinvolgimento si registra in Norvegia (97%) e il minimo in Italia (65%).
- Il 73% dei bambini dichiara di essere stato aiutato o supportato nell’uso della rete dai propri coetanei.
- È proprio la rete dei pari a offrire una mediazione tecnica alle attività di navigazione e un aiuto reciproco in caso di difficoltà.
- Il 44% dei bambini dice di aver ricevuto dei suggerimenti riguardo la sicurezza del web dai propri amici, e il 35% dice di aver offerto a sua volta supporto.
- Se si confrontano le fonti di mediazione, buona parte dei suggerimenti sembrano arrivare dai genitori (63%), dagli insegnanti (58%) e infine, dai coetanei (44%).
- Per gli adolescenti e per i ragazzi provenienti da famiglie con uno status socio-economico non elevato, i consigli ricevuti dagli insegnanti sono maggiori di quelli ricevuti dai genitori.
- La cerchia di parenti e familiari è importante quanto la rete dei pari nell’offrire suggerimenti riguardo un uso sicuro e consapevole della rete (47%).
- Raramente i bambini ricevono informazioni dai media tradizionali (20%) e ancora meno rilevanti sono i canali informativi online (solo il 12% ha raccolto informazioni sulla sicurezza a partire dai siti web).
- I genitori ottengono consigli sulla sicurezza prevalentemente da parenti e amici (48%), dai media tradizionali (32%), dalla scuola frequentata dai ragazzi (27%), dagli internet service providers (22%) e dai siti web (21%).
- Appena il 9% dei genitori dichiara di non volere informazioni ulteriori. Molti vorrebbero invece riceverne in misura maggiore di quanto ne ricevano attualmente dalla scuola frequentata dai figli, e, in rari casi, dai produttori o venditori di tecnologie della comunicazione.

Implicazioni per le policy
Questi risultati hanno delle precise implicazioni per i vari stakeholders impegnati nella promozione della sicurezza online:
- La priorità consiste nel mettere a conoscenza i genitori della natura dei pericoli che la rete può riservare ai propri figli e insieme nella promozione del dialogo e della condivisione delle esperienze d’uso delle tecnologie di rete.
- La scuola rappresenta il contesto in cui i genitori raccolgono più frequentemente informazioni utili a promuovere la sicurezza online dei propri figli; ne consegue la necessità di orientare investimenti ingenti verso le istituzioni educative. Dal momento che l’uso di filtri famiglia è relativamente basso, anche i produttori devono impegnarsi affinché si incrementi la consapevolezza pubblica, la fiducia e la facilità d’uso di tali strumenti.
- A seguito della crescente personalizzazione dell’uso della rete, il ruolo dei genitori e degli insegnanti si fa di conseguenza più complesso perché diventa più difficile accedere alle esperienze dei ragazzi. Ne consegue una maggiore responsabilità dei produttori che sempre di più hanno il dovere di gestire la pericolosità delle attività online intervenendo a livello di progettazione e design delle tecnologie in circolazione. Anche i bambini si trovano ad essere responsabili della propria sicurezza online e per questo motivo diventa indispensabile promuoverne l’autonomia, la capacità di reagire positivamente alle situazioni rischiose e tutte le competenze che sono necessarie all’esercizio di una cittadinanza digitale consapevole.
- Devono inoltre essere incentivati gli sforzi dell’industria nel supportare e promuovere i contenuti positivi e la sicurezza della rete. Gli strumenti tecnici che bloccano, tracciano o filtrano la navigazione devono rappresentare il punto di riferimento delle politiche di protezione dei minori adottate dalle industrie. Contemporaneamente è indispensabile promuovere la consapevolezza dell’esistenza di tali strumenti, facilitandone l’accessibilità e migliorandone l’usabilità.
- I ragazzi devono essere incoraggiati ad assumersi la responsabilità della propria sicurezza, prestando particolare attenzione alla promozione della loro autonomia e di tutti i prerequisiti culturali necessari all’esercizio di una cittadinanza digitale consapevole.
- Dal momento che sono pochi i bambini che dichiarano di essersi imbattuti in situazioni pericolose online e ancora meno numerosi sono coloro che dichiarano di esserne rimasti infastiditi o turbati, le future politiche di promozione della sicurezza devono essere mirate a quelle fasce di popolazione che appaiono maggiormente a rischio. Inoltre, è necessario che gli interventi volti a incrementare la consapevolezza dei più piccoli, specialmente coloro che frequentano le scuole primarie, siano adatti alle loro necessità.
- Gli interventi di alfabetizzazione digitale necessitano supporto costante e continuo aggiornamento rispetto alle nuove potenzialità tecnologiche a disposizione così da assicurare che tutti I bambini possano contare su una base formativa standard. L’obiettivo è contemporaneamente quello di incrementare l’insieme delle attività che i bambini realizzano sul web, così da garantire una massimizzazione delle opportunità.
- Poco meno del 50% dei bambini di età compresa tra i 9 e i 16 anni si dichiara soddisfatto dell’offerta di contenuti online disponibile, e la percentuale è ancora più bassa tra i più piccoli. Ricade dunque su tutti gli attori politici la responsabilità di assicurare una offerta più ampia e accessibile di contenuti positivi e appropriati all’età dei bambini, specialmente nelle comunità linguistiche di piccolo dimensioni.

Nota metodologica
- Questo report è il risultato del lavoro del gruppo di ricerca EU Kids Online. Coordinato dalla LSE e supportato da un comitato consultivo internazionale, il network include 25 paesi e altrettante unità di ricerca, ciascuna delle quali lavora in stretta collaborazione con i principali stakeholder nazionali.
- Una prima versione di questo rapporto è stata presentata in occasione del Safer Internet Forum che si è tenuto il 21 octobre 2010. I risultati qui riportati si riferiscono a tutti i 25 paesi coinvolti nella ricerca.  I paesi coinvolti nel progetto EU Kids Online sono: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Irlanda, Italia, Lituania, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovenia, Spagna, Svezia, Turchia e UK. Fatta eccezione per i casi in cui esistono indicazioni differenti, i risultati sono ponderati sulla base di una media che include tutti i paesi del network.
- È ampiamente condivisa la consapevolezza delle difficoltà che si incontrano nell’indagare le esperienze più private o di eventuale disagio vissute dai ragazzi. Al fine di ridurre il più possibile la problematicità della ricerca, le interviste sono state condotte in modalità faccia a faccia nei contesti domestici. La parte del questionario contenente le domande più sensibili è stata autocompilata dai ragazzi, per evitare che le loro risposte potessero essere viste dai genitori, da altri membri della famiglia o dall’intervistatore.
- I vari materiali della ricerca, i dettagli sulla metodologia e sull’etica della ricerca sono interamente reperibili sul sito www.eukidsonline.net. Per rimanere aggiornati sulle prossime pubblicazioni di EU Kids Online è possibile iscriversi alla mailing list.
Postato l'11 febbraio 2012

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