11 febbraio 2012

Social network che vai, ansia che trovi

Il fatto che Facebook basti un clic per cancellare qualcuno, non ne ridimensiona l'impatto psicologico
di David Allegranti
E invece noSocial network che vai, ansia che troviIl fatto che su Facebook basti un clic per cancellare qualcuno, non ne ridimensiona l’impatto psicologicoCi mancava soltanto una visualizzazione grafica più efficace del tempo che passa ad aumentare il livello di ansia. Non c’erano già i canali retrò che mandano in onda h24 le vecchie serie televisive? Nel nuovo diario di Facebook, la vita è una linea del tempo nella quale tutto è annotato; è come se portassimo sempre con noi un registratore dalla capienza infinita, pronto a restituirci indietro, poi, conversazioni vecchie di anni. Molte di quelle non vorremmo neanche più sentirle. Così come non vorremmo trovare, fra le persone che Facebook ci suggerisce (per presunta affinità, ed è la cosa peggiore), chi ci ha fatto male in passato. La scrittrice Dorri Olds sul «New York Times» ha raccontato d’aver rincontrato così l’uomo che la violentò quando aveva 13 anni (oggi sposato e con prole). In questo caso il «defriending» l’ha fatta sentire più forte, ma ci sono altre situazioni — come quelle di cui parlava, un anno fa, una ricerca della Napier University di Edimburgo — in cui l’ansia da social network si somma a quella della vita offline. Basti pensare solo alla vita di coppia: «Perché hai cliccato “mi piace” alla battuta così spiritosa di quel tizio? C’è qualcosa fra voi due?». Il fatto che basti un clic per cancellare qualcuno senza molte chiacchiere, non ne ridimensiona l’impatto psicologico. Per questo c’è chi pensa che i «like» misurino il livello di intelligenza o consenso politico e i retweet su Twitter la credibilità di qualcuno. Ogni follower perduto è un duro colpo alla nostra autostima.
«Corriere della Sera» - suppl. "La lettura" di febbraio 2012

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