27 settembre 2012

Longseller si nasce. Classici si diventa

La formula (segreta) del successo è un mix di passaparola e valore
di Ida Bozzi
Sempreverdi: in vetta alle top ten le pagine di Calvino e il capolavoro di Saint-Exupéry. New entry: i volumi di Geronimo Stilton sembrano destinati a lunga vita editoriale
Scriveva Seneca nel De brevitate vitae che «praesens tempus brevissimum est», il presente è brevissimo. Il che nell’epoca attuale appare vero anche per il mercato librario, dove al rapido susseguirsi delle novità vanno aggiunti fenomeni come la tendenza a non ristampare o a ritirare titoli anche recenti (su Internet l’argomento è dibattuto con vivacità: un intervento recente è sul blog www.scuolatwain.it/blog/anomalie-della-filiera-editoriale/). In generale la velocità è la regola, anche per la classifica: si entra e si esce con caducità senechiana, soprattutto se si pubblica con piccole o medie case editrici, dal momento che, come spiegano gli esperti, la classifica si va stringendo sempre più intorno ai grandi gruppi editoriali. Tuttavia, leggendo di settimana in settimana le classifiche italiane e straniere, non ci si può non domandare come è possibile che, in un panorama così rapidamente cangiante, un titolo come Il sentiero dei nidi di ragno (Mondadori) di Italo Calvino, pubblicato nel 1947, fosse la scorsa settimana al 16˚posto (davanti a Luciano Ligabue, per intendersi) e la settimana precedente all’11° posto, mentre i romanzi della trilogia (Il barone rampante, Il cavaliere inesistente e Il visconte dimezzato) seguivano a breve distanza. O che Il piccolo principe (Bompiani) di Antoine de Saint-Exupéry, del 1943, si trovi questa settimana al 1˚posto in classifica nella narrativa per ragazzi, sbaragliando due campioni d’incassi come la schiappa di Kinney e le battaglie di Riordan. Posizioni che, con qualche oscillazione nella postazione in chart, durano da anni. Le cifre di vendita non sono di poco conto: un romanzo come Il sentiero dei nidi di ragno si attesta tra le 30/50 mila copie annue in edizione Oscar, mentre il capolavoro di Saint-Exupéry, solo la settimana scorsa, ha venduto in Italia circa 5 mila copie (ne vende circa 200 mila all’anno, comunica l’editore, per un totale in settant’anni di circa 7 milioni di copie). Né l’Italia appare un caso particolare: la classifica della catena francese Fnac per i libri più venduti, questa settimana, vede al secondo posto l’edizione (scolastica) di Les fausses confidences di Pierre de Marivaux, e al quarto il Fedro di Platone. Mentre un’edizione in vendita a 1,99 sterline di The Great Gatsby di Francis Scott Fitzgerald, ha venduto quest’anno il 232 per cento in più dell’anno scorso in Inghilterra, e l’editore che pubblica questo e altri duecento classici in economica, Wordsworth editions, registra il 18 per cento di vendite in più nel settore fiction. In realtà, ci si trova di fronte a più di un fenomeno, a un successo che trasversalmente riguarda ambiti differenti: quello dei classici, degli autori che i ragazzi studiano a scuola, dei longseller e dei classici in collana economica. Cominciamo con Calvino. Racconta Antonio Riccardi, direttore per l’editoria di catalogo libri trade del gruppo Mondadori: «La mia professoressa delle medie, e io vado per i cinquant’anni, mi fece leggere per la scuola Il barone rampante. Già a quell’epoca dunque Calvino era entrato nel canone letterario di riferimento delle scuole. Diceva bene Pontiggia: vi è una categoria di scrittori che appartengono alla classicità nonostante il tempo ridotto che ci separa da loro. Anche se il bello del canone letterario è la sua duttilità: alcuni autori restano anche attraverso i mutamenti, altri invece spariscono. Grandi autori sono stati molto amati e ora sembrano pressoché dimenticati. Penso ad esempio a scrittori come Bacchelli o Pratolini». Ma mentre si può creare un bestseller, è difficile creare un longseller se manca la sostanza, figurarsi un classico. «Sarebbe come cavare il sangue dalle rape, non si può — afferma Riccardi —. C’è però il modo di reilluminare nuovamente dei libri passati sotto silenzio ma di grande valore: con iniziative speciali, nuove collane ed edizioni». Se in ogni caso occorrono strategie di durata per prolungare la vita di un libro, ci spiega inoltre Giuliano Vigini, grande esperto di editoria, saggista e docente di sociologia dell’editoria alla Cattolica di Milano, resta ferma la distanza esistente (quasi sempre) tra bestseller e longseller. «Intanto, oggi il bestseller ha una dinamica diversa rispetto al passato — illustra Vigini —, una volta il successo era dovuto alla forza letteraria autonoma del libro, oggi c’è una strategia di successo di canale, di comunicazione e quant’altro. Il passaggio da bestseller a longseller è ancora ulteriore, però, perché non sempre i bestseller riescono a durare troppo a lungo: ad esempio, una cosa è un’opera di narrativa, altro è un saggio di attualità che può avere punte di qualità molto alte ma è legato al momento presente». Altri casi di longselling sono, nella classifica ragazzi, le serie di Geronimo Stilton, che ha venduto 23 milioni di copie soltanto in Italia dal 2000 a oggi, mentre è da ricordare il caso di Susanna Tamaro, che con il suo Va’ dove ti porta il cuore rimase al vertice della classifica per anni. In Germania, da mesi lo svedese Jonas Jonasson è tra i titoli più venduti con il suo romanzo (in Italia pubblicato con il titolo di Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve, da Bompiani). E ci sono fenomeni come Volo o Camilleri. «In questi casi è una questione di gestione del successo — spiega Vigini —. Per l’autore che ha avuto risultati importanti occorre sapere quando è il momento di pensare al tascabile e così via: un caso è proprio quello di Volo che è stato presente con quattro o cinque titoli nei primi venti in classifica proprio per via delle diverse edizioni. Quindi il longseller nasce anche per la capacità di muovere un libro nelle collane, di farlo uscire in nuove edizioni e così via. Per Calvino vale il fenomeno dell’autore letto a scuola, lo stesso per Rodari che in un certo modo si vende da sé, mentre per Stilton occorre scrivere un libro all’anno». Resta il caso del Piccolo principe, fuori dal canone letterario italiano, eppure primo o secondo in classifica da anni. Risponde Vigini: «Lì è la magia dell’autore, e la magia del mondo che gli si crea intorno, tra fan, club di lettura spontanei, collezionisti e tutto ciò che cresce intorno a questo libro in particolare. Un fatto che non avviene spesso, né accade per molte altre opere anche di grande valore». «Non credo esistano motivi decisivi per spiegare un successo così longevo, dal 1943 ad oggi — interviene Elisabetta Sgarbi, direttore editoriale di Bompiani —. Sono stati fatti studi, sono state fatte indagini di mercato sul pubblico che legge Il piccolo principe, ma a mio parere non c’è nulla che dia la dimensione di questo successo, assolutamente trasversale. È la grazia misteriosa che tocca alcuni classici della letteratura. Un mistero, però, che va cercato nel testo, non fuori di esso». E anche per quanto riguarda i longseller, secondo la Sgarbi il ruolo dell’editore è particolare, attento ma discreto. Ma libri longevi si nasce o si diventa? «Formule non ne ho. Un longseller si impone da sé. Posso dire che ho comprato i diritti dell’Alchimista di Paulo Coelho perché vi intravedevo alcune caratteristiche del classico di Saint-Exupéry. Ma non è certo una risposta alla sua domanda. Sono connessioni assolutamente personali e poco filologiche. Il ruolo dell’editore, nel caso di due longseller del genere, è quello di accompagnarli. Non allentare mai l’attenzione su di essi, lavorare con gli aventi diritto, seguirli e difenderli. Non devono mai sembrare “ovvie presenze”, ma sempre “doni” da curare». Longseller si nasce, ma con cura, dunque. E chissà che anche altri libri, se lasciati sugli scaffali delle librerie più a lungo, e accompagnati in modo analogo, non possano avere potenzialità simili.
«Corriere della Sera - suppl. La lettura» del 22 luglio 2012

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