09 gennaio 2013

Plauto: i giochi di parole

Brano tratto da Plauto, Miles gloriosus, a cura di P. Santini, Carlo Signorelli Editore 1994
Plauto ben sapeva, in aderenza con le teorie antiche sul ‘comico’, che effetti umoristici scaturiscono non solo dalle vicende e dai personaggi, ma anche dalle parole utilizzate, e a questi impieghi lessicali ha dedicato una particolare attenzione, da una parte giocando con i termini per ottenere spiritosi calembours, umoristici giochi di parole (il gioco di parole è un espediente comico che ha avuto una grande fortuna nei secoli: ancor oggi lo troviamo frequentemente impiegato nei films comici e negli sketches di varietà), dall’altra creando, per realizzare nuove occasioni di comicità, parole originali, coniate in genere in rnodo scherzosamente parodistico.
A chiari effetti comici mirano in particolare i numerosissimi giochi di parole di cui è ricco il testo delle commedie plautine e che si possono dividere in due categorie:
a) bisticci lessicali basati su assonanze o paronomasie che coinvolgono parole diverse, in certi casi omografe; ad esempio ius, «diritto» e «sugo», arx/arca ecc. Cfr. Pseudolus 197: (lanii) iurando iure malo male quaerunt rem («i macellai fanno soldi a forza di spergiuri e di cattivi intrugli»); Bacchides 943: hic equos non in arcem, verum in arcam faciet impetum (il servo scaltro assimila il suo assalto alle ricchezze del vecchio all’attacco dei Greci contro Troia, solo che ora «il cavallo sferrerà l’attacco contro uno scrigno, non contro una rocca»). Bisticci di questo tipo per lo più non sono, come si può facilmente vedere, traducibili in italiano;
b) bisensi imperniati sulle diverse accezioni della stessa parola; ad esempio acies («esercito» e «vista»: cfr. Miles gloriosus 4), liberi («liberi» e «figli»: cfr. Miles gloriosus 683), carus («diletto» e «costoso»), sal («sale» e «facezia»), sapio («ho sapore» e «sono saggio»). Alcuni di questi bisensi si possono rendere per mezzo di analoghe parole italiane (ad esempio «caro», «sale»), altri non possono essere riprodotti integralmente.
Giochi di parole di questi due tipi danno naturalmente un colorito tipicamente romano alla dizione dei personaggi e sono alcuni di quegli ‘elementi plautini’ che gli studiosi (come Eduard Fraenkel) hanno individuato nelle commedie del Sarsinate e che non potevano essere presenti, in quanto imperniati su caratteristiche lessicali della lingua latina, nei modelli greci.
Postato il 9 gennaio 2013

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