09 gennaio 2013

Plauto: la ‘rottura’ della finzione scenica

brani tratti da Plauto, Miles gloriosus, a cura di P. Santini, Carlo Signorelli Editore 1994
Tra le modalità di applicazione del ‘comico’ nella commedie plautine, un ruolo di un certo interesse è riservato, a fianco dei personaggi e degli elementi strutturali del dramma vero e proprio (beffe, raggiri, travestimenti ecc.), alla cosiddetta `rottura’ della finzione scenica. Questo fatto comporta un sollecitato interessamento alla vicenda da parte del pubblico, al quale un personaggio, rompendo la finzione drammatica, si rivolge all’improvviso e direttamente, suscitando spesso una giustificata ilarità. Così nella Casina, alla fine della vicenda (vv. 949-60), il vecchio libertino Lisidamo, rosso per la vergogna, vorrebbe non affrontare sua moglie, dalla quale teme, a ragione, sacrosante bastonate sulla schiena, e chiede se fra il pubblico non vi sia qualcuno che vuole prendere il suo posto. Nei Menaechmi (vv. 976-81) il secondo Menecmo (cioè Sosicle) si è appena liberato, fingendosi pazzo, del suocero del primo Menecmo e, rivolgendosi agli spettatori, rendendoli quasi compartecipi della vicenda, li esorta a non fare una spiata e a non dire al vecchio, quando tornerà, dove egli è andato. Nell’Aulularia (vv. 713 segg.) l’avaro Euclione si rivolge, con accenti patetici, agli spettatori perché lo aiutino a identificare colui elle gli ha rubato la pentola del tesoro (è evidente in questi versi una efficace parodia dello stile tragico).
Nel Miles abbiamo almeno tre casi in cui la finzione drammatica viene a rompersi in modo lampante. Ai vv. 21 segg. Artotrogo confessa piano al pubblico che egli è cosciente dei difetti del suo protettore, ma è anche vero che i pasticci di olive del soldato sono irresistibili. Al v. 862 Lurcione si rivolge agli spettatori dicendo loro di stare zitti e di non dire niente al soldato. Ai vv. 1130 seg. Palestrione chiede conferma al pubblico sulla sua valutazione negativa riguardo al soldato donnaiolo. In tutti questi casi il particolare espediente della pausa nell’azione drammatica assicura una valenza maggiormente comunicativa alla connotazione comica che caratterizza questi momenti della vicenda.
Postato il 9 gennaio 2013

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