06 febbraio 2013

Le tre libertà

Sviluppo e vero benessere
di Leonardo Becchetti
Esistono tre forme di libertà. La "libertà di" è quella più comunemente nota, e alla quale in genere ci riferiamo istintivamente quando si parla di libertà. Ma essere liberi non si esaurisce e non coincide necessariamente con la libertà di fare qualunque cosa ci venga in mente. Esistono infatti altre due forme importantissime di libertà che sono la "libertà da" e la "libertà per".
La "libertà da" indica tra le altre cose l’affrancamento e l’emancipazione da costrizioni di carattere economico e da limiti all’esplicazione delle nostre potenzialità. Per questo motivo essa rappresenta un tema caro a coloro che lottano contro le diseguaglianze, per l’accesso ai diritti degli ultimi ed è ben rappresentata dai concetti di capacità e funzionalità, introdotti dall’economista e premio Nobel Amarthya Sen. Il concetto di "libertà da" si estende però anche al problema della libertà da forme di dipendenza in cui anche persone che non hanno vincoli economici o di accesso ai diritti possono incorrere. Oltre a quelle più tradizionali (alcool, tossicodipendenze) esistono oggi forme di dipendenza nuove e insidiose, recentemente assurte alla cronaca come la ludopatia (ovvero dipendenza dal gioco) e la dipendenza dalla rete (ovvero l’incapacità di disconnetterci).
La "libertà per" è un concetto ancora meno visitato della "libertà da". Per "libertà per" intendiamo la decisione volontaria e, appunto, liberamente scelta di colui che sceglie di dedicare le proprie energie a un obiettivo ideale in grado di mobilitarlo. La "libertà per" è il vero segreto della felicità come ci ricorda il filosofo ed economista inglese John Stuart Mill in un bellissimo aforisma nel quale afferma che non si è felici se si cerca la propria felicità per se stessa, ma si trova piuttosto la propria felicità lungo la strada quando si dedica la propria vita a una causa degna di essere perseguita (gli esempi addotti dal pensatore sono l’arte, la scienza, la filantropia).
La riflessione attorno ai tre diversi concetti di libertà ci aiuta a comprendere un principio molto importante. Pensiamo che il benessere e il progresso della nostra società sia nell’espansione lineare e illimitata della "libertà di" (più beni di consumo, più canali televisivi, più connessione, più strumenti fruibili in rete). In realtà la "libertà di" esercitata senza controllo può stordire fino ad arrivare a limitare la "libertà da" quando appunto la cornucopia delle possibilità a disposizione crea delle dipendenze. E può impedirci di accedere alla "libertà per" attraverso l’abbondanza di beni che ci confortano, ma non ci stimolano a intraprendere percorsi più difficili e più produttivi. Possiamo applicare il giochino delle tre libertà anche a problemi di attualità. Ad esempio a quello del funzionamento dei mercati finanziari.
Anche qui l’illusione che il progresso coincida con l’estensione incontrollata della "libertà di" è molto pericolosa. È quell’illusione che ci ha portato ad ampliare sempre più la diffusione e l’uso incontrollato (senza opportuni trattati di "non proliferazione") di strumenti derivati sempre più complessi, prototipi imperfetti il cui funzionamento sfugge persino ai loro creatori, nella convinzione che la capacità di autoregolamentazione del mercato ci avrebbe messo al riparo da effetti sociali negativi. Un po’ come pensare che nella circolazione stradale l’unico obiettivo debba essere quello di costruire macchine sempre più potenti abolendo i limiti di velocità e i semafori (tanto il traffico si autoregola).
Sappiamo quello che è successo e quello che purtroppo continua a succedere. In verità il progresso dell’uomo sta nella capacità di accettare limiti alla "libertà di" quando questa rischia di provocare danni ai propri simili. Ma il progresso ancora maggiore (il progresso al quadrato) è quando anche soltanto una piccola minoranza fa una libera scelta di "libertà per" che emancipa chi non ha accesso ai diritti e al mercato aumentando pertanto con la propria opera la "libertà da" e la "libertà di" di altri soggetti. È questo il caso della finanza etica e solidale e del microcredito che si pongono espressamente l’obiettivo di dare dignità attraverso l’accesso al credito e la possibilità di svolgere un’attività produttiva a soggetti poveri privi di garanzie che non hanno accesso alla finanza tradizionale. E come dice John Stuart Mill sono proprio coloro che interiorizzano il principio della "libertà per" ad aver colto il senso più profondo del concetto di libertà e a realizzare la maggiore felicità.
«Avvenire» del 6 febbraio 2013

Nessun commento: