09 settembre 2014

Usa: tramonta la tutela sul web, così la Rete rischia la deriva illiberale

L'allarme
di Massimo Gaggi
Arriva la svolta sui domini internet: più libertà o più potere alle dittature?
Molti pensano che l’evidente ritrosia di Barack Obama a continuare a svolgere, da presidente e comandante militare della maggiore potenza planetaria, il ruolo di gendarme del mondo ha contribuito a farci scivolare tutti in una situazione caotica, con la moltiplicazione di conflitti, violenze, atti barbarici. Ribelli, terroristi e regimi dittatoriali approfittano del vuoto di potere, della assenza di un credibile guardiano dell’ordine internazionale, per cercare di modificare gli equilibri a loro favore.
Analisi solo in parte fondata (Obama è comunque costretto a operare in un contesto molto più complesso di quello che avevano davanti i suoi predecessori «imperiali», da Eisenhower a Reagan, e ha alle spalle un’America economicamente più debole e stanca di guerre), ma di certo il presidente ha peccato per eccesso di prudenza. E adesso molti cominciano a chiedersi se lo stesso errore non lo stia facendo anche nella gestione del sistema di distribuzione dei domini di Internet, la linfa vitale dell’era digitale. L’amministrazione del Web fin qui è stata affidata all’Icann, una società privata non profit di diritto americano basata in California con un «board» di 16 membri scelti tra esperti e le altre associazioni del settore. Un sistema certamente anomalo ma che ha funzionato e ha garantito, fin qui, la libertà della Rete dalle interferenze governative. Salvo quella del governo Usa: Icann opera sulla base di un contratto con il dipartimento del Commercio Usa che però, fin qui, si è limitato a esercitare un discreto ruolo di sorveglianza. Dopo molte pressioni internazionali, anche in sede Onu, nel marzo scorso però Obama ha deciso di rinunciare a questo privilegio: contratto e sorveglianza Usa cesseranno dall’autunno 2015.
L’organismo tecnico dovrebbe difendersi da solo dalle interferenze dei governi espresse da un comitato intergovernativo che ha un ruolo solo propositivo. Ma un mese fa alcune regole sono state silenziosamente cambiate e ora per l’Icann diventa più difficile ignorare le richieste dei vari regimi mentre nel comitato intergovernativo, spesso riunito all’improvviso e con molte assenza, sono già emerse proposte liberticide. Il rischio che Paesi come Cina, Russia e Iran mettano in piedi maggioranze per avallare censure della Rete nei loro Paesi o addirittura per oscurare vicini «scomodi» (Hong Kong o l’Ucraina) sta diventando consistente. Ora sono le stesse imprese del Web, la Internet Commerce Association, a lanciare l’allarme.
«Il corriere della sera» del 9 settembre 2014

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