15 settembre 2016

Puro, forte e virtuoso: ecco perché il “vero” amore è solo quello tra Renzo e Lucia

di Francesco de Augustinis
Dimenticate la passione travolgente e le emozioni folli. Secondo Manzoni l'amore più forte e duraturo è quello che lega i personaggi principali dei Promessi Sposi. Che, pur mai scambiandosi un'effusione, riescono a superare una delle vicende più travagliate della letteratura.
Tra le coppie di innamorati che hanno acceso la fantasia dei lettori nella storia della letteratura, quella tra Renzo e Lucia è senz’altro una delle più famose, forse i più celebri e immortali amanti della narrativa italiana. Eppure a pensarci bene, l’amore tra Renzo e Lucia non è certo il “solito” amore che siamo abituati a vedere nelle opere di finzione, lontano anni luce dall’amore per eccellenza degli altri eroi della dea Venere Romeo e Giulietta, che poco dopo il primo incontro erano già travolti dalla passione, pronti persino a morire pur di raggiungere la propria unione. Quasi tutto al contrario, a ben vedere, nel romanzo di Manzoni: la giovane e sfortunata coppia non sta insieme che per pochi capitoli, all’inizio del racconto, per poi ritrovarsi solo verso la conclusione. Un amore distante, apparentemente distaccato, quasi freddo. Ma è davvero così? Certamente no, e anzi la storia tra gli innamorati Renzo e Lucia ha potuto arrivare intatta ai giorni nostri forse proprio grazie a questa “forza oltre la passione”. Ecco perché:

1) L’amore puro, adatto anche ai più giovani
Gli occhi non davan lacrime, ma portavan segno d’averne sparse tante
L’apparente assenza di passione nella storia d’amore tra Renzo e Lucia sembra palese: nessun tipo di eccesso da parte dell’uno o dell’altro, mai una dolcezza fuori dalle righe, mai un ardire, mai un’allusione. Sembra quasi l’amore platonico di certi cartoni animati anni ’90, dove i protagonisti potevano al più arrivare a sfiorarsi le labbra dopo interminabili stagioni di tormenti e sofferenze amorose. E il paragone non è casuale: secondo alcuni critici questo apparente “moralismo” di Manzoni trova una prima spiegazione nella volontà dell’autore di far si che la sua storia potesse essere letta “senza turbamento” anche della figlia Giulia, all’epoca appena adolescente, senza per questo perdere di forza e consistenza.

2) L’amore che non ha bisogno di essere stuzzicato
D’altronde l’autore stesso, nell’introduzione al Fermo e Lucia, nome della prima stesura del romanzo poi ribattezzato “Promessi sposi”, spiega questa sua rappresentazione “casta” dell’amore in questo senso. Rispondendo ad un lettore fittizio, Manzoni afferma che:
L’amore è necessario a questo ... mondo: ma ve n’ha quanto basta… e non fa mestieri che altri si dia la briga di coltivarlo; e che col volerlo coltivare non si fa altro che farne nascere dove non fa bisogno.

In altre parole, secondo l’autore l’amore passionale già abbonda nel nostro mondo, e lo scrittore non ha il ruolo di coltivarlo o stuzzicarlo con la sua prosa, magari andando a turbare animi ancora non pronti.

Dell’amore come vi diceva, ve n’ha, facendo un calcolo moderato, seicento volte più di quel che sia necessario alla conservazione della nostra riverita specie. Io stimo dunque opera imprudente l’andarlo fomentando cogli scritti; e ne son tanto persuaso; che se un bel giorno per prodigio, mi venissero ispirate le pagine più eloquenti d’amore che un uomo abbia mai scritte, non piglierei la penna per metterne una linea sulla carta: tanto son certo che me ne pentirei.

3) Le virtù dell’amore, oltre le difficoltà
Ma più che la castità, la parte più bella dell’amore tra Renzo e Lucia, il loro “testamento” alle coppie del futuro, è che l’amore non può trionfare se non lo si tutela, come un qualcosa di “sacro”, dalle difficoltà della vita. Per questo, pur mai scambiandosi un’effusione, i due riescono a superare una delle vicende più travagliate della narrativa, contro nemici potenti, epidemie, intrighi e fatalità, e giungere uniti e intatti ai giorni nostri. Tutte prove vinte dalla tenacia, vero motivo portante della loro storia.

Vi hanno altri sentimenti dei quali il mondo ha bisogno, e che uno scrittore secondo le sue forze può diffondere un po’ più negli animi: come sarebbe la commiserazione, l’affetto al prossimo, la dolcezza, l’indulgenza, il sacrificio di se stesso: oh di questi non v’ha mai eccesso; e lode a quegli scrittori che cercano di metterne un po’ più nelle cose di questo mondo.
«la Repubblica» (sezione "Il mio libro") del settembre 2016

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